“L’Antigone-recitativo per voce sola”, del poeta e critico letterario Stefano Raimondi, sarà in libreria dal 21 luglio. La prefazione è a cura di Chiara Zamboni, la postfazione di Niccolò Nisivoccia e i disegni di Mario Cresci.
Una nuova chiave di lettura della storia di Antigone
Antigone è la protagonista di una tragedia di Sofocle: viene condannata alla reclusione in una grotta dopo aver seppellito il corpo del fratello Polinice, contravvenendo alle disposizioni di Creonte, re di Tebe.
Attorno alla figura di Antigone, nel corso dei secoli, si è ricamato un intenso e irrisolto dibattito circa l’etica e la legge: se reputiamo che una legge sia ingiusta o che vada contro i nostri principi, è nostro dovere comunque rispettarla in quanto legge, oppure è più opportuno tener fede alla nostra morale?
La pelle di Antigone si è così ispessita di allegorie, sovrastrutture simboliche di natura politica, tanto da essere giunta a noi solo come una reliquia totemica. Della persona di Antigone, della sua individualità, del suo essere donna che viveva il suo spazio e il suo tempo, sappiamo ben poco, poco ci importa. Antigone è discordia, dibattito, etica, morale, è politica, e ciò che è politico progressivamente tende ad essere oggettificato. La natura umana viene lasciata essiccata pian piano, immolata per la causa, in nome di una secolare e titanica battaglia culturale fatta di simboli.
Lo scopo di Raimondi, come egli stesso afferma, è quello di riportare la protagonista della tragedia al mondo terreno:
“L’Antigone non è simbolo della ribellione, è la ribellione di un corpo che hanno imprigionato prima in un tabù e poi in una sacralizzazione. È stata questa la sua lotta, la sua frattura: togliersi dalla protezione della parentela per gettarsi nella solitudine della coerenza. La sua attualità per me è la potenza e il coraggio con le quali ‘vede’ la città (doxa) e i suoi affari e ne prende le distanze. Lei è una testimone oculare che non distoglie mai lo sguardo ed è proprio questa la sua tragedia: l’insanabilità del vedere.”
La lotta di Antigone, il suo dissenso, hanno radici nei legami familiari, nell’amore e nel rispetto per l’essere umano: aspetti talmente profondi e personali, che il soggetto non dovrebbe essere sganciato dalla causa che l’ha reso immortale. Forse, è proprio questa la sfumatura più politica e controversa della figura di Antigone. Ne parlano meglio Chiara Zamboni e Niccolò Nisivoccia:
“Antigone non entra in conflitto con la legge, ma disobbedisce per amore, e lo fa per il bene della città.” (Chiara Zamboni)
“Antigone rappresenta una legge che ascolta le voci del cuore, una giustizia universale che trascende qualunque forma e qualunque formalismo. Ed è dunque la sintesi di un conflitto irrisolvibile fra legge e coscienza: irrisolvibile anche solo per il semplice motivo che ciascuno di noi è portatore di un proprio senso di giustizia, che non è detto coincida con quello che si traduce nella legge né tantomeno con quello degli altri da noi.” (Niccolò Nisivoccia)