“L’Europa è il continente che ha più esperienza a livello internazionale e su questo può scommettere il proprio futuro”. È un messaggio di speranza quello lanciato da Mario Giro, Viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, durante la conferenza “Lavorare nella cooperazione” che si è tenuta lunedì 15 maggio presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza di Roma. L’evento si inserisce in un tour delle università italiane che sta portando il Viceministro in tutti gli angoli del Paese per parlare di cooperazione, e soprattutto per parlarne agli studenti.
“Una grande opportunità per l’Italia viene dal mondo esterno” – ha dichiarato – “La cooperazione internazionale è uno strumento di politica estera, ma non solo. E’ una cartina tornasole del Paese, una grammatica della globalizzazione in cui si incontrano mondi diversi.” Questo perché, nella nuova realtà globale, si trovano a muoversi molti più attori di quelli che storicamente hanno fatto la storia delle relazioni internazionali. A partire dalle tanto (ultimamente) chiaccherate ONG. E questo allarga e complica lo spazio in cui ci si trova ad operare, sia per gli attori extra-statatali che per gli Stati stessi.
L’Italia ha sempre avuto una forte tradizione di estroversione nella cooperazione e questo le ha permesso di allacciare proficue relazioni: “Circa la metà delle nostre imprese vivono grazie agli scambi con l’estero” – ha dichiarato il Viceministro – “nessuno può farcela senza internazionalizzarsi”.
E la dichiarazione d’intenti è proprio quella di appoggiarsi ad un ricambio generazionale, che possa aiutare da un lato il mondo delle relazioni internazionali a svecchiarsi, dall’altro i laureati a non essere costretti a cercar fortuna altrove: “La cooperazione internazionale è un’opportunità per i giovani perché, oltre a metterti in relazione con un mondo sempre più connesso, ti permette di cogliere delle opportunità di lavoro fino ad oggi precluse” – ha detto il Viceministro Giro – “L’Unione Europea, proprio su iniziativa dell’Italia, sta decidendo un programma di investimenti in paesi in difficoltà così da creare gli strumenti per la crescita economica e sociale degli stessi. Per attuare questi progetti c’è però bisogno di competenze e conoscenze che i giovani devono saper cogliere”.
Per questo motivo Giro ha elencato una serie di opportunità messe a disposizione a livello nazionale e internazionale: a partire dal Servizio Civile nazionale (12 mesi, 7 dei quali all’estero) ed europeo (dalle 2 settimane ai 12 mesi), per passare a posizioni di agente temporaneo presso gli uffici dell’Unione Europea o, ancora, di Junior Professional Officer (JPO) presso le Nazioni Unite. Tutte queste possibilità – ci tiene a evidenziare il Viceministro – sono da svolgersi a fronte di un rimborso spese o di un vero e proprio stipendio.
“E’ la prima volta che vedo un uomo di politica mettersi a fare orientamento ai giovani” – nota a questo proposito Mario Morcellini, a lungo direttore del Dipartimento CoRiS – “Finalmente qualcuno ha capito”.
Il Viceministro ha anche parlato degli obiettivi di lungo periodo in cui l’Italia è attualmente impegnata, con sostanziale continuità tra l’operato degli ultimi quattro ministri degli esteri di questa legislatura (in ordine cronologico, Emma Bonino, Federica Mogherini, Paolo Gentiloni e Angelino Alfano).
Le priorità sono da subito state le crisi libica, quella siriana e l’emergenza migranti.
Per le prime due, la linea stabilita dal ministro Bonino è poi stata portata avanti anche dai successori, vale a dire intervento subito, ma con il coinvolgimento anche di Iran e Russia.
Per quanto riguarda la Libia, poi, all’Italia è stata riconosciuta una determinante azione di leadership, attraverso cui è riuscita a imporre l’embargo sulle armi pesanti e, per questo, a mantenere in piedi le grandi città, contrariamente a quanto è stato fatto in Siria. Questo, va detto, anche a causa di caratteristiche intrinseche alla situazione specifica.
Sul fronte migranti, indubbiamente c’è ancora molto da fare. Il Viceministro ha messo in luce quanto poco si approfondisca la provenienza di coloro che attraversano il Mediterraneo per arrivare in Europa, e soprattutto le cause della loro fuga. Spesso, infatti, non sono da rintracciarsi in conflitti o nella ricerca di un futuro migliore, quanto nelle conseguenze dei cambiamenti climatici, che i paesi africani stanno già duramente affrontando. Ecco quindi la necessità per l’Unione Europea di investire davvero in quello che è stato definito “il mercato di domani”, ma che ha bisogno di esserlo già oggi.
Durante la conferenza sono intervenuti anche Paola Cocchi e Davide Berutti, per parlare rispettivamente del lavoro che stanno facendo con Amref (ONG con sede a Nairobi, Kenya, che opera principalmente in Africa) e Intersos (ONG specializzata in crisi umanitarie, che si attiva in caso di emergenze, conflitti o disastri naturali).
Hanno partecipato anche Simone Sgueo, responsabile risorse umane di Croce Rossa Italiana, Mirko Tricoli di AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo) e Paolo Dieci, presidente della rete di ONG Link 2007.
Per l’Università, ha presenziato anche il professor Antonello Biagini, prorettore vicario, che ha inizialmente portato i saluti del Magnifico Rettore Eugenio Gaudio.