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Layz e il suo nuovo EP “cinematografico”

Layz, pseudonimo di Lazzaro Zani, giovanissimo originario di Cesena, lancia il suo nuovo Ep: “Slevin Flow”. L’Ep nasce dalla passione di Layz per il cinema, infatti in ogni traccia che va a comporre “Slevin Flow” è ispirata a un film diverso in cui le esperienze dell’artista si mescolano con alcuni fatti o personaggi del film a cui fa riferimento creando un unico disegno dalle tinte surreali e a tratti ironiche. Lo stesso titolo dell’Ep è ispirato a quello del film “Slevin – Patto Criminale”, nel quale è presente il personaggio di una figura immaginaria lo “Shmoo”. Lo Shmoo è un creatura in grado di assumere qualunque sapore si desideri. Layz nella sua traccia intro -intitolata appunto “Shmoo”- crea, in maniera ironica, il parallelismo tra lo Shmoo e il mercato discografico che richiede ad ogni artista di assumere il “gusto” desiderato dalle persone. L’ordine delle tracce cerca di ricreare un viaggio immaginifico attraverso incubi e città fantasma avvolte nella nebbia che porterà Layz a confrontarsi con quel disagio dilagante dato da aspettative deluse, follia, disperazione e da una vita che rischia di diventare sempre più uguale a se stessa. L’artista lascia però intravedere una speranza: é sempre possibile cambiare le cose a partire dall’interno, in una modalità apparentemente silenziosa, invece di arrendersi ad un destino segnato dalla monotonia e dalle abitudini. È quello che Layz cerca di trasmettere nell’ultima traccia “Che Finale”, ispirata al libro e al film “Io Non Ho Paura”. Layz descrive l’inizio e la fine delle cose, di come per paura di affrontare un’esperienza, o che un rapporto possa finire, non si intraprendono alcune strade, rinunciando molto spesso a opportunità di crescita.

Dal punto di vista del sound, ogni canzone vive sul proprio pianeta, legato al film a cui è ispirata. L’ep spazia in una vastità di influenze rimanendo comunque fedele al suo genere: basi oniriche e rarefatte si uniscono a suoni contemporanei con batterie di chiaro stampo Trap, per esplorare poi suoni più classici e crudi, fino a melodie che strizzano l’occhio al pop, come in “Che finale”, traccia conclusiva del lavoro.

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