Venerdì 5 Aprile alle ore 15 si è svolto, presso l’aula Mauro Wolf del Coris, il seminario “Le donne nel giornalismo in Italia e in Europa“, evento in collaborazione con GiULiA (Giornaliste Unite Libere Autonome) e con l’unità di ricerca GeMMa (Gender and Media Matters). A presentare l’incontro la professoressa Mihaela Gavrila, che ha introdotto l’intervento di Mimma Caligaris, giornalista professionista, rappresentante dell’FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) nel Gender Council dell’IFJ (International Federation of Journalists) e membro del GenDeg (Gender and Diversity Expert Group).
“L’Italia è un paese per giornaliste?”, si chiede Mimma Caligaris all’inizio di questo incontro che ha come obiettivo quello di scavare nei meandri delle disparità di genere che caratterizzano il sistema giornalistico italiano. L’enorme mole di dati analizzati mostra come l’attuale crisi del settore giornalistico – ed il conseguente snellirsi delle redazioni – non faccia altro se non confermare la generale tendenza degli editori ad assumere giornalisti uomini. Un sistema quindi che sfavorisce le donne ed a confermarlo sono i dati INPGI (Istituto Nazionale di Previdenza Giornalisti Italiani) che mostrano un divario di 5 punti percentuali tra giornalisti uomini e donne nella fascia d’età compresa tra i 28 e 37 anni, così come la ricerca condotta dal Reuters Institute su un campione di 240 testate giornalistiche internazionali, dalla quale emerge che solo 2 giornali su 10 sono a direzione femminile.
Non solo una disparità nella presenza, ma anche nei salari: l’inchiesta di IrpiMedia rileva una differenza retributiva del 18% tra uomini e donne nel mondo giornalistico. Situazione analoga nel mondo dei liberi professionisti, dove il Gender Pay Gap è di 15,3 punti percentuali. A favore delle donne nel settore solo le retribuzioni dei co.co.co (Contratti di collaborazione coordinata e continuativa), che risultano più alte del 6% rispetto agli uomini, ma partendo da cifre salariali misere, o comunque molto basse.
Caligaris ha poi presentato i dati inerenti ad un’indagine condotta dalla FNSI nel 2018 per far luce sui casi di molestia e mobbing nelle redazioni giornalistiche. I dati di ricerca ci forniscono una situazione chiara: l’85% delle giornaliste dichiara di aver subito almeno una forma di molestia nella propria vita lavorativa, oltre il 66% negli ultimi 5 anni ed il 42% nell’ultimo anno. Le forme più diffuse di molestia, presenti in 3 redazioni su 4 analizzate, sono le battute a sfondo sessuale, insulti e svalutazione del ruolo professionale femminile; abusi che purtroppo sono difficili da scardinare poiché radicati nei retaggi culturali del paese e fonte di disagio per le lavoratrici donne, di cui solo il 2% è riuscito a denunciare i fatti.
Sulla questione si è messo al lavoro il GenDeg, di cui Mimma Caligaris fa parte, occupandosi delle tematiche del genere e della diversità. Tra i più importanti c’è il tema della “safety“, che vede la sua concretizzazione in 3 azioni suggerite e concordate con le organizzazioni sindacali di settore: generare consapevolezza attraverso le forme dei sondaggi, focus group e spazi sicuri di dibattito e discussione sul tema; creare una cultura di tolleranza zero verso le 3 forme di violenza (fisica, psicologica e sessuale) perpetrare nei confronti del genere femminile; instaurare un senso di fiducia nei confronti delle organizzazioni sindacali, designando ruoli specializzati in grado di ascoltare le lavoratrici e di intraprendere azioni concrete per risolvere il problema.
A chiusura dell’intervento Caligaris auspica una maggior presenza di figure femminili in ruoli apicali del settore giornalistico, ma più in generale della società tutta: una sfida agli stereotipi di genere intrinsecamente presenti nelle strutture della vita sociale per dare spazio ad un nuovo punto di vista sulla narrazione delle donne nel mondo del lavoro.
Di seguito la mia intervista a Mimma Caligaris