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Le giornate di Carlo Cannella per la nutrizione e la prevenzione

Le giornate di Carlo Cannella

Le giornate di Carlo Cannella

Nell’Aula Magna del Policlinico Umberto I si tengono Le giornate di Carlo Cannella. Il 16 e il 17 febbraio sono i giorni dedicati alla nutrizione e alla prevenzione delle malattie croniche connesse alla sedentarietà e agli altri stili di vita errati. Settima edizione per l’evento istituito a nome del professore, apripista italiano delle scienze della nutrizione.

Ad aprire le giornate ci pensa il Professor Lorenzo Maria Donini ricordando Carlo Cannella, il luminare a cui è dedicato questo evento. Il moderatore passa subito la parola al Professor Eugenio Gaudio, rettore dell’Università La Sapienza di Roma. Il rettore parla di Cannella descrivendolo come un grande innovatore nel campo della nutrizione, quello che forse ha aperto la strada in Italia. Nei suoi saluti istituzionali non manca di menzionare il problema dell’obesità in Italia, legata allo stile di vita sedentario e alla sbagliata alimentazione.

Le idee camminano sulle gambe degli uomini“, così chiude il rettore, chiedendo ai presenti in sala di farsi portatori del messaggio di prevenzione.

Riprende la parola Donini, questa volta introducendo il Professor Alberto Faggioni, direttore del dipartimento di medicina sperimentale. Il professore ringrazia la platea, i suoi colleghi e la Signora Cannella, presente in aula per l’occasione come ogni anno dall’istituzione dell’evento. Si accenna fin da subito all’Unità di Scienze dell’Alimentazione, di cui è molto fiero e per cui ringrazia Carlo Cannella, persona che ha avuto l’opportunità di conoscere personalmente.

Il primo intervento è quello del Professor Francesco Capozzi, che si concentra sull’importanza della dieta mediterranea, unico argomento senza detrattori in campo medico. Secondo lui, che ha deciso di intraprendere la sua carriera forse proprio per via della sua ammirazione verso Carlo Cannella, la ricerca finanziata deve, in questo momento, concentrarsi nel cambiare l’alimentazione delle persone senza cambiare il loro stile di vita. Per questo ha portato all’attenzione della platea il programma PRIMA, il programma euro-mediterraneo per la ricerca e l’innovazione. Il programma si occuperà di aiutare e finanziare le ricerche in campo di gestione dell’acqua, produzione primaria e agro-food value chain.

Secondo il professor Capozzi: “Il mondo è in mano all’economia e non alla filosofia“, quindi la ricerca deve essere mirata a creare prodotti che possano essere appetibili al gusto e al portafoglio dei consumatori se vuole riuscire a cambiare la loro alimentazione.

La parola è poi passata al Professor Sandro Dernini. Con circa 44 anni di esperienza in biochimica e successivamente in scienze dell’alimentazione è la persona perfetta per descrivere la storia della disciplina. Si fa riferimento al passaggio dal termine health, che significava essere in salute e non avere malattie, a quello di well being, essere in salute dal punto di vista fisico mantenendo un certo fitness e con una buona alimentazione.

Nella seconda parte della mattinata Andrea Ghiselli e Silvia Migliaccio hanno preso posto come relatori. Hanno subito introdotto Alessandra Capuano, del dipartimento di architettura e progetto, che si è concentrata sul rapporto dell’urbanistica moderna con la salute dei cittadini. Secondo la professoressa le città devono essere sostenibili per chi vi abita, fornendo la possibilità di praticare attività fisica e ed utilizzando la cosiddetta mobilità dolce. In un progetto di ricerca la professoressa si sta occupando di creare dei nodi di circa 3 chilometri di diametro in alcune delle fermate della metro, dove i cittadini abbiano lo spazio richiesto per applicare effettivamente le direttive sulla buona salute, che vorrebbero 5000 passi giornalieri.

La professoressa Silvia Migliaccio ha poi continuato descrivendo in linguaggio medico come si comportano sia il tessuto muscolare che quello scheletrico. Da questa descrizione si è potuto estrapolare che i due tessuti lavorano insieme comunicando, a volte, e che l’attività fisica può migliorare la qualità di vita delle persone di ogni età.

Verso la conclusione della conferenza il Professor Marco Bernardi si è occupato di spiegare il motivo per il quale non solo fa bene, ma è necessario muoversi e non assumere uno stile di vita sedentario. Attraverso alcuni studi sulle popolazioni definite come formate da cacciatori e raccoglitori si è visto che il nostro genoma è lo stesso da circa 10000 anni, con, però, uno stile di vita che è cambiato negli ultimi 50. Questo ha portato ad un’epidemia di obesità e al passaggio da malattie patologiche a malattie croniche.

Una vita sedentaria determina un mal-adattamento del nostro organismo” secondo il professor Bernardi.

A chiudere l’evento ci ha pensato la dottoressa Eleonora Poggiogalle del dipartimento di medicina sperimentale. Il suo studio è stato mirato a cercare un metodo di allenamento che riuscisse ad entrare nelle fitte giornate piene di impegni delle persone moderne, senza però perdere il suo valore positivo. Si è arrivati quindi a parlare di allenamento, descrivendone i vari tipi. Secondo la dottoressa attraverso dei cicli di allenamento misti a cicli di semi-riposo, è possibile allenarsi per meno tempo ottenendo risultati migliori per il proprio organismo.

Federico Saccoccio