Visionarea Art Space apre il 2020 con LIAO PEI e la mostra Liquid Shadow, inaugurata il 14 gennaio 2020 presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma. L’originale percorso espositivo accompagnerà il visitatore nella scoperta delle visioni artistiche dell’Estremo Oriente lasciate dialogare con l’eredità del vecchio continente, in una proposta museale unica nel suo genere in Italia.
L’iniziativa, a cura di Wang Meng e Gianluca Marziani, è il terzo appuntamento che Visionearea Art Space propone per il quarto anno consecutivo con il fondamentale sostegno della fondazione Cultura e Arte. Il presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale (partner del progetto), il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuela, descrive l’evento sottolineando come dall’esplorazione reciproca dei linguaggi artistici possa derivare una maggiore comprensione interculturale a livello universale e non a caso precisa: “Il focus sull’arte cinese di nuova generazione (…) si propone di inaugurare un nuovo dialogo con l’Oriente, parallelo a quello di natura economica o diplomatica intrapreso dal nostro Paese, ma non per questo meno efficace, in quanto sicuramente con risvolti in campo sociale di portata universale”.
Al nobile fine politico dell’evento si abbina la peculiare modalità di esposizione. La selezione di pitture su tela, infatti, domina lo spazio rendendo la canonica esibizione di dipinti una dinamica e organica rivitalizzazione dell’area espositiva, perfettamente in sintonia con la personalità artistica di Liao Pei. Il suo linguaggio figurativo rinnova l’arte contemporanea sfaldando la materia, reinventando forme e colori che violano i confini delle tradizionali categorie visive, restituendo all’occhio di chi guarda un’orizzonte distopico, un controsenso sintetico, creativo e ipnotico. L’artista orientale non dimentica la propria formazione autoctona ma la destruttura e ricompone abolendo l’alto e il basso, il sopra e il sotto, l’adesso e il dopo.
Afferma il curatore Gianluca Marziani: “Liao Pei colpisce per la potenza d’impatto delle opere, per il modo in cui le tele ti aggrediscono con il loro mistero inafferrabile (…) Le opere prima aderiscono allo sguardo, poi scivolano nella memoria superficiale, quindi agiscono come un virus intelligente che si adatta al nuovo habitat”. L’incontro artistico tra Oriente e Occidente è dunque veicolato dall’irripetibile estro di Liao Pei, che non solo mette in discussione e rinnova il linguaggio dell’arte ma si spera sia ispirazione di una rivoluzione nell’universale dialogo tra culture e mondi lontani.