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Presentato alla Sapienza il progetto Li(b)eriamoci – spazi culturali contro la violenza sulle donne

Martedì 20 giugno alle ore 10:00 nell’Aula 3 presso la facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza sono stati presentati i risultati raggiunti nell’ambito del progetto di Terza Missione Li(b)eriamoci, spazi culturali contro la violenza sulle donne.

Il progetto prevede il contributo delle biblioteche dell’Ateneo nelle azioni di prevenzione della violenza di genere, sessuale e domestica e ha come scopo il raggiungimento di quegli obiettivi di sostenibilità sociale, sviluppo delle capacità e promozione della cittadinanza globale che sono temi fondamentali nella riconfigurazione della natura “profondamente pubblica” delle biblioteche accademiche.

Li(b)eriamoci intende affrontare la complessità della violenza di genere, proporre specifiche azioni di prevenzione per contrastare l’indifferenza sociale nei confronti del fenomeno e rendere la comunità accademica promotrice e protagonista nel produrre un cambiamento culturale, al fine di combattere le discriminazioni e gli stereotipi legati ai ruoli di genere e il perpetuarsi della violenza maschile contro le donne.

Sono interventi Elisa Ercoli, Alessia D’Innocenzo in rappresentanza di Differenza Donna, un’associazione con l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere. Fin dall’inizio l’Associazione ha avuto chiaro che la discriminazione, l’emarginazione e la sopraffazione nei confronti delle donne sono un fenomeno sociale diffuso, grave, complesso, che solo competenze specifiche possono combattere con efficacia.
Oggi Differenza Donna è una grande Associazione con centinaia di socie e un ampio ventaglio di iniziative tendenti a modificare la tradizionale percezione culturale nei confronti del genere femminile e a ricercare forme efficaci di intervento e superamento delle difficoltà più diffuse tra le donne. Svolge molteplici attività grazie alla presenza di un gran numero di professionalità: psicologhe, psicoterapeute, assistenti sociali, medici, educatrici, avvocate, giornaliste, sociologhe, informatiche, antropologhe, ecc. attive nel progetto complessivo.
La violenza contro le donne è ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali. Per questa ragione, Differenza Donna si impegna affinché in Italia e in ogni Paese la violenza venga vinta, nella convinzione che le donne sono una grande risorsa sociale solo quando sono rispettati i loro diritti e la loro dignità: solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto nelle società più avanzate.
La loro missione è di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignità e saggezza: una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarietà con le altre donne. Lo strumento strategico della missione sono i Centri antiviolenza e sono stati realizzati come luoghi di protezione, valorizzazione e riprogettazione della vita delle donne che ospitano e di tutte coloro che si rivolgono a loro per un sostegno solidale in momenti di grande difficoltà.
Ogni Centro antiviolenza progettato deve essere anche un luogo di ricerca e studio. Un forte contrasto alla violenza si deve basare sulla solidarietà fra donne, lo studio della condizione femminile nella Storia del diritto, della medicina, nella psicologia, nella sociologia, nella cultura. Dunque, la strategia è di fare di ogni Centro antiviolenza un luogo di rinascita per tutte le donne che non vogliono più subire violenza.

Successivamente si è affrontata l’importanza della collaborazione con le Biblioteche Sapienza ed in particolare il ruolo dei corsi di italiano con Francesco De Renzo, Diana Palazzesi (Dipartimento Istituto italiano di studi orientali – ISO).
In particolare si è discusso di quanto sia importante il lavoro di gruppo, di squadra e soprattutto che questi corsi si pensino come laboratori sociali e non come scuole rigide in cui ci siano insegnanti e alunni in un’ ottica frontale, ma piuttosto inclusiva. Il linguaggio è il primo elemento di inclusione sociale e di conseguenza uno dei principi fondamentali da tramettere.

A seguire c’è stato l’intervento di Chiara Faggiolani del Dipartimento di Lettere e Culture moderne che si è incentrato sul ruolo delle biblioteche accademiche nell’ottica della biblioteconomia sociale. La biblioteconomia sociale conferisce importanza alle classiche competenze LIS – ciò che i bibliotecari devono sapere – ma non solo: pone attenzione anche all’ascolto, alla leadership, alla fiducia – ciò che i bibliotecari devono saper offrire – risorse più scarse delle competenze stesse. A contare e a creare valore per gli utenti saranno sempre di più in futuro non soltanto la gestione efficace della struttura, dei documenti, delle raccolte, dei servizi, ma anche come i bibliotecari faranno ciò che già fanno, come lo sapranno comunicare e la loro capacità di creare opportunità di contatto, comunicazione, partecipazione, crescita per gli utenti.
È pur vero che non è possibile pensare che i bibliotecari possano e debbano saper far tutto: non dovranno improvvisarsi sociologi o psicologi ma, avendo acquisito una certa sensibilità, potranno per esempio porsi nell’ottica di una proficua collaborazione con altre figure professionali e fare squadra. Il cambiamento di paradigma di cui abbiamo parlato porta con sé l’apertura ad altri ambiti disciplinari e necessariamente anche alla collaborazione con diverse professionalità. Per esempio, è possibile pensare di costruire alleanze con altri professionisti, per i quali la biblioteca, nella sua dimensione sociale, può rappresentare un oggetto di studio interessante

Senza persone disposte ad affrontare questo tipo di cambiamento di mentalità il progetto della biblioteconomia sociale rischia di rimanere vuoto. Naturalmente non è facile superare tutti i condizionamenti burocratici e amministrativi che fare le cose richiede, dovremo essere bravi a creare nuove abitudini, nuovi comportamenti che sostengano nuove aspirazioni.

La biblioteconomia sociale sembra suggerirci la necessità costante di cambiare e di adattarci al contesto.
Non si deve però dimenticare che il mondo cambia in fretta e che l’andamento è spesso ciclico. E dunque è importante non inseguire il cambiamento per il cambiamento, ma essere sempre consapevoli delle proprie prerogative e specificità per riconoscere le effettive necessità di adattamento al contesto e di inserimento al suo interno.

Il progetto prevede anche la realizzazione di appuntamenti aperti alla cittadinanza per riflettere insieme sul tema della differenza di genere e la lotta contro la violenza sulla donna: un cineforum (a partire dal prossimo ottobre) e l’evento conclusivo “Human Library a cura di Anna Salerni (Dipartimento di Psicologia dinamica, clinica e salute) a marzo 2024, nel quale il pubblico diventerà l’utenza di una biblioteca vivente in cui i libri sono le persone e le loro storie; progetto O.R.A. che sta per ORIENTARE: pomeriggio di orientamento aperto alle scuole secondarie di secondo grado organizzato dal corso di Laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione. (Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione), in collaborazione con le Biblioteche di Filosofia e di Psicologia; RACCONTARE: un libro vivente, cioè uno studente del corso di laurea o un professionista dell’educazione, racconta la sua storia ai lettori e ASCOLTARE: i lettori sono gli studenti che ascoltano nella Biblioteca di Filosofia le storie scelte, consultano un catalogo di libri.

Ed infine c’è stato l’intervento di Maria Grazia Cucinotta, attrice italiana, sempre stata in prima linea nella lotta alla violenza di genere, ma quello che molti non sanno è che, prima di diventare una sostenitrice, Maria Grazia è stata anche una vittima.
Aveva vent’anni, si era trasferita a Parigi e un giorno, nell’androne del palazzo in cui abitava, ha subito l’aggressione di un uomo. Si è salvata, quasi per miracolo, scappando nel suo appartamento. Come se non fosse abbastanza, quando ha denunciato il fatto alla polizia, si è sentita dire che doveva aspettarselo: la sua bellezza mediterranea lo aveva sicuramente provocato.
Quell’episodio, quelle parole, l’hanno segnata profondamente. Ha promesso a sé stessa che, nulla l’avrebbe distolta dall’obiettivo di chiedere giustizia per le donne vittime di violenza.
Ha compreso che la fortuna di essere diventata popolare doveva essere un mezzo per dare voce a chi non ce l’ha, a tutte le persone che soffrono nell’ombra.

Da quel giorno Maria Grazia non si è più fermata. La sua battaglia personale si è intrecciata a quella di molte altre donne, vittime o combattenti.

Ogni storia che ha incontrato, ogni donna che ha aiutato, ha permesso a Maria Grazia non solo di crescere e rafforzarsi, ma anche di scoprire le mille sfaccettature dell’abuso. Dalla sua esperienza nasce il libro Vite senza paura, libro di denuncia, che contiene un messaggio di speranza: alla violenza non bisogna arrendersi, bisogna rispondere.

Alla fine dell’evento abbiamo intervistato Alessia D’Innocenzo, responsabile del Centro antiviolenza e prevenzione attività con giovani e nelle scuole di Differenza Donna.

      intervistaAlessiaDInnocenzo

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