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L’importanza del fact-checking: ne parliamo con Pagella Politica

Per fact-checking si intende la verifica della veridicità di affermazioni fatte da politici e personaggi noti, attraverso l’uso di vari strumenti, dalla consultazione di banche dati di enti di statistica e ricerca, al ricorso a studi scientifici sul tema, alla richiesta di un giudizio da parte di esterni. Lo scopo di questo tipo di analisi è quello di inserire maggiore obiettività nel dibattito pubblico, confermando o smentendo i fatti e i numeri che stanno all’origine di ogni dichiarazione.

In un periodo come quello odierno, troppo spesso dominato dalle fake news, questa pratica acquista una rilevanza fondamentale, non soltanto in ambito giornalistico. Proprio per questo la Sapienza ha deciso di approfondire il tema, invitando a discuterne con gli studenti del Dipartimento di Comunicazione, uno dei massimi esperti in Italia: Giovanni Zagni, direttore di Pagella Politica, che nel corso del seminario ne ha illustrato l’importanza partendo dalla sua storia, sino ad arrivare alle implicazioni attuali.

Il termine fact-checking nasce negli anni ‘20 nelle redazioni dei primi grandi settimanali americani, che, in aperta polemica con i quotidiani di informazione tradizionale, intendevano offrire al lettore solo i “facts”, ovvero i fatti reali, quanto il più possibile accertati. Consisteva dunque nella verifica, all’interno delle redazioni, delle informazioni contenute negli articoli prima della pubblicazione. Questa pratica ha avuto un lungo corso fino alla metà degli anni ’90, quando con le prime avvisaglie della crisi dell’editoria, molti giornali chiusero i reparti dedicati a quei controlli.

E’ però solo all’inizio del nuovo millennio che il termine fact-checking assume il significato moderno, grazie ad una serie di esperienze nel mondo statunitense. Nel 2001, dalle menti di 3 studenti appena usciti dall’università, nasce Spinsanity, che raggiunse grande popolarità con la pubblicazione di “All the President Spin”, in cui venivano smentite con precisione molte delle affermazioni fatte dall’allora presidente George Bush. Nel 2003 è poi la volta di FactCheck.org, primo sito indipendente di factchecking che nasce in una Università pubblica, quella della Pennsylvania. Ma la grande fortuna del factchecking la fa Politifact, fondato dal giornalista politico Bill Adair, che cercava un modo nuovo per narrare la politica americana. Infatti nel 2009 è proprio Politifact ad aggiudicarsi il Premio Pulitzer: nasce così grande attenzione per il fenomeno. Sulla scia di questo nuovo vento nel giornalismo internazionale, anche in Italia arrivano i primi progetti: in particolare La Stampa annuncia che utilizzerà questo tipo di analisi per seguire le elezioni politiche del 2013; Skytg24 fa un fact-checking live per seguire il confronto tra Bersani e Renzi per la candidatura alle primarie del PD.

Ad oggi sono circa 115 i progetti di fact-checking attivi in 47 paesi diversi. Da Chequeado in Argentina a FullFact nel Regno Unito, da AfricaCheck a Johannesburg, fino alle trasmissioni televisive come El Objetivo sulla televisione spagnola, si può dire che il fact-checking è una pratica ormai affermata nel panorama informativo internazionale, pur con le diverse declinazioni culturali, legate al tipo di organizzazioni attraverso cui questa pratica viene svolta: quelle legate ai media tradizionali, in voga soprattutto negli Usa, Regno Unito, Francia e Spagna; il fact-checking tramite ONG, ovvero verifica del discorso pubblico da parte di organizzazioni non governative o fondazioni, presenti soprattutto in Est Europa e in Turchia, dove il fact-checking diventa spesso lo strumento per compiere attivismo politico – è ad esempio importante ricordare il progetto ucraino di Stopfake, che con toni duri combatte la propaganda e la disinformazione russa nell’ambito delle recente guerra in Ucraina -; infine ci sono progetti indipendenti come Pagella Politica, ovvero legati né a media già affermati né ad associazioni senza fine di lucro. Sono società autonome che si sostengono offrendo per lo più servizi ad altre testate.

Nello specifico Pagella Politica è online dall’ottobre del 2012 e nasce dalla volontà di 9 amici tutti con meno di trent’anni, privi di esperienza giornalistica ed avviati ad altre carriere, che intendevano aumentare l’obiettività del dibattito pubblico italiano. Nasce come un blog, finché non si interessa al progetto la Rai: con la collaborazione col programma Virus e i successivi lavori per AGI, il progetto cresce sino a poter assumere i primi collaboratori a tempo pieno. Ad oggi oltre al sito aggiornato quotidianamente, ad un articolo ed un video al giorno per Agi, Pagella Politica collabora con Rai2 con il programma Night Tabloid, un talk politico in onda in seconda serata. L’attività di Fact-checking si svolge a partire dalla selezione di affermazioni verificabili tratte dai profili social dei politici o dagli interventi nei talk show a cui partecipano. Vengono poi verificate dal team, per essere pubblicate sul sito corredate di un verdetto. Proprio questo giudizio finale, che viene condiviso da Pagella Politica anche sui suoi canali social, è spesso oggetto di critica da parte di esponenti politici colpiti in prima persona o dai simpatizzanti di un determinato partito: proprio per questa “natura esplosiva” delle sue analisi, Pagella Politica ci tiene a restare indipendente da partiti politici ed è interamente finanziata dai committenti, il crowdfunding e le iniziative di training e divulgazione.

Questo è il panorama in cui opera il fact-checking, ma a questo punto viene spontaneo chiedersi: perché c’è bisogno, nel 2017, di una pratica del genere? Siamo davvero in un’epoca di postverità? La risposta è suggerita dallo stesso Zagni, “La politica non vuole informare, vuole convincere”, afferma. Quindi in mancanza di vere argomentazioni politiche, si ricorre a dati imprecisi, talvolta inventati. L’importante è dire bene, non conta cosa, fornire un’informazione corretta è secondario.
Ma d’altronde non esiste una regolamentazione specifica che vieti di utilizzare dati non veri nel discorso pubblico. E allora, che sia benedetto il fact- checking!