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L’inventario dei capifila dell’umanesimo: invenzione e significato di una genealogia collettiva

Lunedì 24 giugno, alle ore 16, presso l’Aula Chabod dell’Edificio di Lettere, ha avuto luogo l’evento “L’inventario dei capifila dell’umanesimo: invenzione e significato di una genealogia collettiva” tenuto da Clémence Revest, organizzato nell’ambito del Laboratorio Erasmo, con direzione scientifica di Gaetano Lettieri e Lorenzo Geri.

Clémence Revest inizia parlando di quanto, nel 400, l’interesse verso l’antichità si stesse sviluppando in una, inizialmente, ristretta cerchia di filosofi, filologi e scrittori, andando ad abbozzare una formae mentis tipica del movimento.

Uno dei promotori individuati da Revest è Martin Prenninger, tedesco trasferitosi in Italia, nella prima metà del 400, per approfondire Cicerone e la cultura latina, per poterla poi insegnare presso l’Università di Ingolstadt.

Durante l’evento vengono delineati tre punti principali che caratterizzano l’Umanesimo: definizione di un’identità collettiva; uso della notorietà dei capifila come strumento sociale; produzione di una “memoria collettiva”.

Il primo punto fa riferimento ad un’autoproclamazione di avanguardia, la volontà da parte degli umanisti nell’indentificarsi in coloro che riportano in vita la lingua latina. Clémence Revest tra le prime traduzioni riporta quelle di Gasparino Barzizza e quelle di Francesco da Fiano.

Il secondo punto sottolinea come l’adesione al movimento servisse per riconoscersi in un ceto sociale. In termini di guadagni, gli umanisti iniziavano a guadagnare cifre non indifferenti, tant’è che il loro stipendio raggiungeva quello dei giuristi nelle università (lo stipendio da giurista era uno degli stipendi più alti a quel tempo). Per la precisione si parla di cifre che ammontavano a 200, 300 o addirittura 600 ducati annuali.

Nel terzo punto vi è l’interesse nel trasformare la notorietà in posterità, e questo avveniva di solito anche tramite raccolte epistolari.

L’incontro è stato accompagnato dalla visione e analisi da parte di Clémence Revest, specialista dell’ascesa della cultura umanistica in Italia nel Quattrocento, di alcune fonti storiche, che hanno reso tutto più interessante e coinvolgente.