Martedì 31 ottobre ha avuto luogo presso il Centro Congressi della Sapienza un dibattito interdisciplinare sui numerosi riflessi moderni e contemporanei della Riforma organizzato dal CRUL (Comitato regionale di coordinamento delle Università del Lazio). La data scelta, il 31 0ttobre, non è casuale: si tratta della data simbolicamente accettata come quella in cui, cinque secoli fa, Lutero affisse le sue celebri tesi alla Chiesa del Castello di Wittenberg, città tedesca situata sul fiume Elba.
L’ ottobre del 1517, dunque, come inizio convenzionale della Riforma, con la pubblicazione delle già citate 95 tesi, scritto utile a Lutero per scagliarsi contro lo scandalo della compravendita delle indulgenze: un’occasione colta al volo anche per condannare moralmente l’atteggiamento, al tempo poco esemplare, dei papi.
Il Cristianesimo, secondo Lutero, va riformato sulla base di tre principi fondamentali: il libero esame, il sacerdozio universale ed una salvezza dipendente soltanto dalla fede. Una presa di posizione forte e che comporta la possibilità e la libertà per ogni cristiano di leggere e interpretare autonomamente la Bibbia, la responsabilità individuale dell’uomo per quel che concerne la propria fede e l’annullamento dell’importanza delle offerte alla Chiesa. La battaglia portata avanti da Lutero, oltre ad essere rivolta al contesto della morale, presenta un carattere teologico di primaria importanza.
Due i panel tematici pomeridiani del convegno. Il primo, riferito agli apporti culturali della Riforma, ha visto le prese di posizione dei docenti Luciano Pellicani e Gabriella Cotta. Il secondo, volto ad analizzarne i riflessi politici e sociali, ha ospitato i contributi dei professori Michele Prospero e Stefania Cerritto.
Secondo Gabriella Cotta, esperta di filosofia politica, l’ interpretazione di Lutero deve affondare le radici nell’impostazione filosofica dello stesso monaco tedesco. Non si tratta di una riforma di carattere teologico, bensì di qualcosa penetrato fortemente nel pensiero europeo, cambiandolo radicalmente. Lutero immette un paradigma individualistico nella cultura dell’ Europa intera. Un paradigma che godrà di una straordinaria fortuna nei secoli a venire. Un paradigma che fa riferimento ad una concezione negativa dell’ essere umano, reo di avere natura peccaminosa. Proprio in questo sta la svolta: tutte le confessioni nate dopo Lutero condivideranno questo assunto come base radicale.
Cambia prospettiva il professor Luciano Pellicani, che parte da Nietzsche, ricordato per aver definito il cambiamento apportato dal monaco tedesco come un anti-Rinascimento. Un Nietzsche citato anche per aver individuato nella Controriforma la conseguenza più immediatamente visibile della svolta luterana. Un cambio di passo netto rispetto al corso della storia, tant’è vero che successivamente si inizierà a far riferimento alle cosiddette Due Europe: una sviluppata, dinamica e coincidente con i paesi avvolti dall’etica protestante, una arretrata ed identificabile con il cattolicesimo. Da qui la citazione della celebre tesi di Weber, giunto a rilevare un ipotetico nesso tra l’etica protestante e lo sviluppo capitalistico del mondo. Riforma luterana come punto di partenza, incredibilmente, del capitalismo: questo il punto centrale della riflessione di Pellicani.
Stefania Cerritto, docente presso l’ Università degli Studi internazionali di Roma,sostiene che più che agli effetti si debba guardare alle cause: al terreno sul quale si è dipanata la Riforma in generale e a quale è stato in questo contesto il ruolo fondamentale svolto dalla stampa in particolare. La diffusione della carta stampata ha contribuito a creare uno strato della popolazione ricettivo al mercato del libro e dunque alla diffusione di idee, tesi e teorie nuove. Ed è senza dubbio un altro dato fondamentale e da tenere ben presente l’aver fatto del libro lo strumento di cultura per eccellenza del cristiano. In sintesi, le importanti possibilità di diffusione sono un fattore cruciale di una Riforma liquida, capace di raggiungere i soggetti più lontani.
La ricaduta politica della Riforma è messa invece in evidenza da Michele Prospero, docente di Scienza politica e Filosofia del diritto. L’ impatto politico di Lutero è visto da un duplice punto di vista: un’interpretazione sottolinea il carattere restaurativo della riforma, fondazione laica dell’ assolutismo teocratico; un altro indirizzo analitico rimarca il tratto di teologia liberale che si intravede nel pensiero di Lutero. Due posizioni in un certo senso distanti ed intrise di storia della filosofia, che mostrano in ogni caso come Lutero sia stato tra i primi ad esporre quella tensione individualistica capace di rompere gli argini comunitari incompatibili con il moderno. L’ individuo moderno persegue il proprio interesse con occhio astuto: è questo individualismo, figlio della rottura del sistema castale medievale, l’eredità più rilevante lasciata alla politica contemporanea.
Michele Antonelli
(Interviste a cura di Michele Antonelli, Martina Mastromattei e Federico Saccoccio)