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Mario Costa, tra operetta e canzone napoletana: il suono di un’epoca

Colloquia 2025. Conferenza su Mario Costa

Ditlev Rindom in conferenza. “Mario Costa, Operetta e Canzoni Napoletane”

Lunedì 3 marzo, alle ore 17.00, nell’aula di Storia della musica Nino Pirrotta, all’interno dell’Edificio di Lettere e Filosofia, si è tenuta la conferenza Mario Costa, operetta e canzone napoletana.

L’evento rientra nella serie Colloquia 2025, organizzata dalla sezione musicologica del Dipartimento di Lettere e Culture Moderne. A presentarlo è stato Ditlev Rindom, ricercatore presso il King’s College di Londra e attualmente affiliato al Dipartimento Saras nel programma Young Researcher/2024.
Studioso di musicologia, Rindom ha esplorato ambiti lontani dalle sue origini, approfondendo l’opera e l’operetta in Italia. È inoltre autore dell’edizione critica de La Rondine di Giacomo Puccini.

L’incontro: tra storia e analisi musicale

La conferenza si è aperta con una presentazione dello studioso. Il primo riferimento è stato a Scugnizza, operetta in tre atti di Mario Costa su libretto di Carlo Lombardo. La prima rappresentazione si tenne al Teatro Alfieri di Torino il 16 dicembre 1922 e, da allora, la storia di Totò e Salomè conquistò rapidamente i principali teatri di operetta italiani.
Costa è stato considerato una figura chiave nell’ascesa dell’operetta italiana, sebbene il suo successo fosse radicato nella composizione di canzoni e romanze napoletane. In questo ambito, fondamentale fu la sua collaborazione con Salvatore Di Giacomo, celebre autore napoletano.
Il suo impatto, tuttavia, non si limitò all’Italia: basti pensare alla pantomima Histoire d’un Pierrot, presentata per la prima volta a Parigi nel 1893.

Napoli, la canzone e il plurilinguismo

Uno degli aspetti centrali dell’incontro è stato il rapporto tra l’operetta e la canzone napoletana. Napoli non solo ha avuto un ruolo chiave nell’ascesa dell’operetta italiana, ma la sua tradizione musicale ha influenzato anche le prime operette dialettali milanesi e romane, conferendo loro un respiro nazionale, pur partendo da un successo locale.
Questo tema è stato ripreso nella seconda parte dell’incontro, dedicata a un dialogo aperto tra Ditlev Rindom, studiosi, studenti e partecipanti. Tra i punti emersi, la questione linguistica ha assunto un ruolo centrale: spesso, infatti, la lingua si intreccia con la politica e l’identità culturale. In questo contesto, è stato sottolineato come l’italianità abbia saputo accogliere forme di plurilinguismo. Non va dimenticato, infatti, che il napoletano non è un semplice dialetto, ma una vera e propria lingua.
Un intervento ha inoltre evidenziato il legame tra Napoli e Milano, visto come una rappresentazione della geografia culturale della musica italiana.

Tra storia e riscoperta: l’eredità dell’operetta

Nel corso dell’incontro sono state citate diverse figure di spicco, tra cui Valente, Lombardo e Maresco, e sono stati proposti ascolti significativi, come il Fox Trot della Scugnizza, interpretato da Narciso Parigi e Edda Vincenzi.
Dalla fine degli anni ’70 dell’Ottocento ai primi anni ’20 del Novecento, la produzione musicale italiana visse una stagione di grande fioritura. Molte opere di quell’epoca furono riscoperte dopo la Seconda guerra mondiale, ma eventi come questo dimostrano quanto sia ancora fondamentale il lavoro di studiosi come Ditlev Rindom per avvicinare il pubblico a un patrimonio musicale che continua ad appartenerci profondamente.

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