RadioSapienza e Cinemonitor alla Festa di Roma con Alice nella Città
La serie di masterclass all’interno del folto programma della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma si sono aperte con un vero e proprio ospite d’eccezione. Nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica Shigeru Umebayashi, musicista giapponese dietro alcuni film cult come In The Mood For Love e 2046 di Wong Kar-wai, ha dialogato con i presenti e con Federico Sacchi, il moderatore dell’incontro, ripercorrendo le tappe che l’hanno reso uno degli autori di musiche da film più celebri al mondo prima di ricevere il meritato premio alla carriera.
Una volta constatato che la maggioranza dei presenti lo ha conosciuto tramite lo struggente Yumeji’s Theme, le lancette vengono riportate al periodo di militanza con gli EX, rock band nipponica simile agli Electric Light Orchestra del compianto Ryuichi Sakamoto. Prima di approdare alla composizione per film, infatti, il musicista era un chitarrista surf influenzato da artisti americani ed occidentali come i Beatles.
È solamente col suo terzo film, Sorekara (1985) che Umebayashi acquisisce consapevolezza del complesso atto di comporre una colonna sonora. Inizialmente, spinto dal suo passato di rockstar, scriveva partendo da dei temi chitarristici, per poi approdare al pianoforte quando noleggiava uno studio di registrazione, dove si serviva di rudimentali registratori a cassette per catturare l’estemporaneità delle composizioni. Se per la sua musica surf i riferimenti principali erano le band inglesi e americane, quando scriveva per il cinema cercava di emulare i grandi film francesi e italiani. Inoltre, poco dopo il maestro ha affermato che la score che l’ha influenzato di più è stata quella ideata da Anton Karas per Il Terzo Uomo di Carol Reed.
Nel 1988, invece, il compositore pubblica un disco da solista intitolato UME, registrato a Londra assieme a Georg Kajanus dei Sailor. Il risultato, decisamente non un successo commerciale, è una frizzante miscela tra le sonorità à la Brian Ferry e influenze orientali. In sostanza, world music ancor prima che questo termine diventasse svuotato di significato e ingiustamente abusato.
Il musicista sottolinea poi l’importanza di essere liberi artisticamente quando si compone, un ingrediente, questo, indispensabile per plasmare una propria cifra stilistica. E quella di Umebayashi, autore autodidatta influenzato più dal rock che dalla musica classica, è sicuramente sbilanciata verso la centralità della melodia, come si può udire nel celebre tema di In The Mood For Love. Infatti, concentrarsi su questo aspetto musicale permette di donare un particolare ritmo alla pellicola, sposandosi perfettamente con ciò che viene mostrato sullo schermo.
Non possono mancare le domande dal pubblico che lo interrogano col suo rapporto con i celebri registi Yi-Mou Zhang e Wong Kar-wai. Se il primo ha un approccio più fluido ed aperto all’improvvisazione, il secondo, invece, si attiene maggiormente allo script. La collaborazione col regista di Hong Kong nacque quando quest’ultimo concepì l’idea di 2049, film che, in realtà, fu realizzato come sequel di In The Mood For Love.
Il musicista ha collaborato anche con autori italiani, tra cui si annovera il sodalizio con Roberta Torre in Mare nero (2006), riconfermato anche in Mi fanno male i capelli, ultima sua pellicola in concorso nella kermesse di quest’anno. Se c’è, invece, un autore col quale desidera a tutti costi collaborare questo, invece, è Martin Scorsese.
In chiusura, ad uno spettatore che gli chiede un consiglio su come un regista dovrebbe approcciarsi ad un compositore, risponde scherzando, tradendo tutta la sua ironia e la leggerezza tipica di un maestro. “Dovrebbe star zitto ed ascoltare la musica che è stata scritta”.
Gioele Barsotti