Giovedì 20 ottobre 2022, si è tenuta l’ultima giornata del convegno “Patrimonio culturale e rigenerazione urbana. Luoghi materiali e immateriali tra storia progetto e racconto”. Dalle 11.45 alle 13.00 vi è stata la sessione focalizzata sulla memoria e la rappresentazione, coordinata da Andrea Iacomoni e Donatella Scatena, docenti del dipartimento PDTA dell’Università Sapienza di Roma, e con l’intervento degli architetti Paolo Brescia e Pietro Carlo Pellegrini.
In apertura viene fatto un piccolo excursus su quanto detto nelle giornate precedenti, in riferimento a come lo spazio diventa luogo, grazie alla molteplicità delle azioni che si attuano in esso. “Che cos’è la memoria?” questa è la domanda che pone Donatella Scatena nella sua introduzione, sostenendo che: “la memoria è per natura selettiva e caotica. Trattiene ciò che vogliamo ricordare e abbandona ciò che vogliamo dimenticare”.
Il focus del dibattito mostra la differenza tra il tradizionale ed il moderno, osservando come nella modernità, il culto dei monumenti si è evoluto in culto del patrimonio. Secondo Andrea Iacomoni: “bisogna mantenere viva una memoria rilevante, in qualsiasi opera a cui viene riconosciuto il valore storico artistico”. La comunità ricorda grazie al patrimonio, che viene considerato un elemento rappresentativo per gli ambienti urbani. Ciò che dà identità ai luoghi e li trasforma è il rapporto tra patrimonio e progetto. Quest’ultimo, di conseguenza, permette di instaurare un rapporto continuo tra chi usufruisce dei luoghi e chi li progetta.
Paolo Brescia, architetto e fondatore di OPR-Open Building Research, mostra progetti in cui viene attuata la rappresentazione attraverso l’arte. L’architetto definisce le nostre città dei mondi, che hanno ognuna le proprie diversità e le proprie specificità sia culturali che sociali. In questa era, le città non si riprogettano ma si rigenerano. L’emblema di tale rigenerazione è lo spazio pubblico in quanto campo di applicazione. L’arte, infatti, esce dagli spazi chiusi e va in strada, diventando essa più viva all’interno della città.
Brescia sostiene che la costruzione dei musei avviene con l’obbiettivo di fare sfrecciare avanti e indietro il tempo, ciò pone due questioni, che sono quella della memoria e della rappresentazione: la prima perché “possiamo conservare tutto, ma non possiamo ricordare tutto”, in quanto la memoria è selettiva; la seconda “non è un semplice riprodurre, ma un donare di senso alla realtà”. I lavori dell’architetto vengono illustrati e spiegati, partendo da uno dei primi progetti del gruppo OPR, ovvero la creazione di un museo, presso la città di Crotone, per rivalutare la figura di Pitagora. Tale Museo doveva essere costruito in collina, al di fuori della città. L’idea era quella di costruire un luogo che tramite i flussi urbani facesse trovare alla periferia un senso di appartenenza.
Dopo la mostra dei vari progetti, Brescia conclude il suo intervento sostenendo che alla base delle varie proposte vi è il desiderio di creare degli spazi che favoriscono la relazione tra le persone e il territorio. L’obbiettivo è quello di creare dei luoghi dove condividere valori comuni all’interno degli stessi spazi.
Pietro Carlo Pellegrini, architetto presso lo studio Pietro Carlo Pellegrini architetti, ha progettato e costruito spazi privati e pubblici, in cui è presente la memoria. Tra cui il Museo della Cattedrale, Il Museo dei fumetti a Lucca, il Museo della Resistenza, il memoriale di Garibaldi a Caprera e altri. Pellegrini ritiene che il tema della memoria e della rappresentazione sia uno dei più importanti che gli architetti, in particolare quelli italiani, riescono ad affrontare ogni giorno. Ritiene di cercare sempre di dialogare con le architetture del passato, mostrando al convegno i lavori storici che lo hanno suggestionato.
L’architetto dichiara: “ I vari progetti da me realizzati, raccontano quello che è stata per me la prova su alcuni temi, dovuti ai ritrovamenti e al rivedere quello che la storia ci raccontava”. Come esempio di ciò mostra il lavoro svolto su una fornace di Riccione che doveva essere trasformata in una scuola media. Bisognava raccontare ciò che si andava a recuperare ed essere allo stesso tempo accompagnato dalla contemporaneità.
“Il vestito contemporaneo si appoggia su quella che è la struttura esistente”, questo è ciò che Pellegrini ha detto di aver attuato sulla fornace. In conclusione, viene posta l’importanza nel non perdere la cultura progettuale italiana, riuscendo a sovrapporre l’antico ed il nuovo.
Il convengo è proseguito durante il pomeriggio fino alle 20.00, dove si è concluso con la mostra African UNESCO World Sites.