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Nomofobia : dipendenza da smartphone

L’era del web 2.0 ha cambiato il mondo velocemente, con un impatto dirompente sulla vita di tutti noi, in particolare i mobile device  e i social network hanno apportato radicali cambiamenti.   Il termine web 2.0, apparso nel 2005, indica genericamente la seconda fase di sviluppo e diffusione di Internet, caratterizzata da un forte incremento dell’interazione tra sito e utente: maggiore partecipazione dei fruitori, che spesso diventano anche autori ; affermazione dei social network. Il fenomeno è ancora in fortissima evoluzione. I cellulari sono diventati “oggetti” onnipresenti e praticamente indispensabili, in quanto facilitano i singoli processi di comunicazione e forniscono un grado di mobilità che consente ai loro utenti di essere raggiunti ovunque ed in qualsiasi momento. Lo smartphone rappresenta attualmente il principale mezzo di interazione. L’uso inappropriato di questo mezzo di comunicazione può causare una serie di problematiche tra cui, appunto, la nomofobia.

Che cosa si intende per Nomofobia?

Il neologismo nomofobia è un costrutto di recente introduzione nella lingua italiana e deriva dal termine inglese ” nomophobia” , a sua volta composto da nomo, forma accorciata dell’espressione “no mobile phone”, e dal suffisso -phobia ovvero “fobia, terrore”. Il termine è stato introdotto nel 2008, da Stewart Fox Mills  nell’esposizione dei risultati di un sondaggio
sull’utilizzo del telefono cellulare da parte dei cittadini britannici, che sottolineava  l’evidente dipendenza da tale strumento. La nomofobia detta anche sindrome da disconnessione, sottolinea la paura  di rimanere senza  contatto con la rete mobile,tanto che colui che ne è affetto può avvertire sensazioni fisiche quali, per esempio,  attacco di
panico, tremori e battito cardiaco accellerato.  Per contrastare queste problematiche, il soggetto mette in atto una serie di accorgimenti quali : controllare frequentemente il credito, portare un caricabatterie di emergenza, dare ai familiari un numero alternativo. Secondo gli studi di David N. Greenfield, professore di psichiatria all’Università del Connecticut, il bisogno eccessivo dello smartphone è molto simile a tutte le altre forme di dipendenze, perché causa delle interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettirore che regola il circuito cerebrale della
ricompensa, incoraggiando le persone a svolgere attività che credono daranno loro piacere. Inoltre, avendo sempre a disposizione una fonte affidabile di dati, come i nostri smartphone, che possiamo consultare in tempo reale, perdiamo sempre più la capacità di ricordare e,quindi, di imparare nuove cose. La prevenzione di questa nuova forma di dipendenza è importante.  Per esempio, esiste una   clinica per i cosidetti  ‘malati di telefoninopoicè quest’ultimo  può, alle volte,  diventare  un oggetto su cui canalizzare uno stato di disagio (affettivo, relazionale, ecc.).

” All’Istituto Delete, a Rio de Janeiro, si sono presentate persone di tutte le età, ma soprattutto giovani. L’obiettivo della clinica non è demonizzare le nuove tecnologie, ma favorirne un utilizzo meno maniacale.  I trattamenti sono gratuiti e già 800 persone da settembre sono passate dalla clinica. La fine del trattamento non garantisce l’immunità dall’ossessione per le tecnologie. Ma le porte del Delete de Rio sono sempre aperte. “(  http://www.today.it/mondo/nomofobia-cosa-e-clinica-malati-telefono.html ).  Pertanto, è importante avere un rapporto equilibrato con il cellulare, evitandone un uso eccessivo e scorretto.   Il tema della nomofobia è complesso ed articolato e, se non affrontato con un taglio multidisciplinare, rischia di mettere in cattiva luce gli evidenti  sviluppi tecnologici che oggettivamente facilitano la vita quotidiana.  In conclusione, è necessario usare in modo appropriato lo smarphone, concedendosi alle volte una pausa da un utilizzo ininterrotto che , se da una parte potrebbe apparire come una presenza “rassicurante”, dall’altra può generare  assuefazione  come una vera e propria dipendenza,quale, appunto, la nomofobia

 

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