Riccardo Cremona e Matteo Keffer hanno collaborato per la regia del documentario Come se non ci fosse un domani, in uscita nelle sale italiane il prossimo 6 marzo, prodotto da Paolo Virzì con la consulenza di Paolo Giordano. Il lungometraggio ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International Italia, contributo significativo per sottolineare l’interesse per i temi sociali e ambientali.
La casa di produzione Mescalito Film, in collaborazione con Maestro Distribution, è lieta di annunciare COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI, una produzione di Motorino Amaranto e GreenBoo Production: un gruppo di attivisti climatici ha attirato l’attenzione dei media e della politica, imbrattando palazzi istituzionali e opere d’arte, la cui storia si intreccia con la Penultima Generazione, ovvero quella al potere che con inerzia si dimostra complice ai gravi cambiamenti. Ma cos’è Ultima Generazione? A partire dal 2018 sono nati in Europa e nel mondo movimenti di resistenza civile non-violenta che lottano per ottenere dai governi interventi immediati ed efficaci per contrastare la crisi climatica in corso. Uno di questi si chiama Ultima Generazione, che spesso ha sollevato forti critiche per via delle attività controverse, come stendersi per strada e incatenarsi per bloccare il traffico, colorare l’acqua come lo è stato per la fontana di Fontana di Trevi a Roma. Il lungometraggio narra “una resistenza civile e non violenta per ottenere misure di contrasto al collasso eco-climatico, che può essere spunto di riflessione e fonte di ispirazione per tutti i cittadini”.
Ultima Generazione si batte per rispondere alla grave crisi climatica, ma il documentario racconta anche il ‘dietro le quinte’ e squarci della vita privata dei suoi componenti. Il lungometraggio è un racconto di azioni, dubbi e speranze, che ci presenta la storia di un gruppo di cinque attivisti protagonisti che, attraverso azioni controverse amplificate dai social, si imbattono per “disturbare il pubblico”. L’obiettivo è di creare consapevolezza, mostrare le due generazioni e i loro atteggiamenti complementari: da un lato attivisti sociali, dall’altro chi si trova al potere, che con difficoltà prova a contrastare non solo i cambiamenti climatici ma anche le attività “aggressive” dell’Ultima Generazione, su cui l’opinione pubblica nutre forti dubbi.
Il pubblico può così immedesimarsi nei personaggi, scoprendo anche i loro sentimenti, come la paura o il coraggio che si prova prima di entrare in azione, ma tutto ciò rimane ad un livello puramente superficiale: alcune figure vengono messe più a fuoco di altre. Stessa cosa vale per gli eventi trattati, alcuni più profondamente, altri solo accennati soprattutto per quanto riguarda l’alluvione in Emilia-Romagna, mentre si avverte l’umanità del loro intervento in quello a Campi Bisenzio. In Come se non ci fosse un domani ci sono tanti frammenti sparsi, alcuni interessanti, qualcuno più coinvolgente, ma anche delle lungaggini soprattutto nelle testimonianze.
COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI ha così ottenuto il patrocinio di Amnesty International Italia, un’organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie, in difesa dei diritti umani. Senza dubbio, un contributo significativo che sottolinea ancora di più l’impegno e il coinvolgimento di grandi organizzazioni nella salvaguardia dell’ambiente. A seguito di tale coinvolgimento, riuscirà il documentario ad ottenere la stessa rilevanza sui media che hanno avuto gli attivisti nell’ultimo mese?
Dal 6 marzo sarà sicuramente possibile verificare tale questione.