Lunedì 7 giugno presso la Sapienza si è discusso il tema della costruzione della società democratica della conoscenza.
Durante il convegno sono intervenuti esperti scientifici, politici, giuridici, e tanti altri interessati al tema. “While science is withiut organization, it is without power” queste erano le parole di Alexander Dallas Bache(1851). In questa celebre frase possiamo osservare quanto la scienza era libera di fare in quell’epoca, mentre oggi, in questa società modernizzata non è possibile lasciare isolato nessun tema o fenomeno, perchè ogni esistenza appare rappresentabile per relazione con qualcos’altro attorno ad esso.
In questo caso specifico si tenta di ripensare il rapporto tra scienza e democrazia e le corrette modalita’ di interazione tra scienza e società. La validazione del sapere scientifico e l’etica della scienza appartengono autoreferenzialmente alla comunita’ scientifica, che si pone come un modello etico e politico-democratico di convivenza sociale.
Tale modello è apparso problematico fin dalla nascita alla metà del secolo scorso della science policy, l’analisi politica della posizione istituzionale della comunita’ scientifica e del suo sapere-potere tra gli altri poteri pubblici. Tale problematicità è solo cresciuta nelle società della conoscenza contemporanee, dove la discussione sul “giusto posto” della scienza nella società ha acquisito caratteri di grande complessità.
Si può parlare di rapporto di co-produzione tra conoscenza e processi di governo della società, soggetti,modi e luoghi di produzione della conoscenza vanno trasformandosi. La scienza non è più prodotta solo nelle istituzioni ad essa dedicate. La scienza deve ormai far fronte alle critiche sull’accreditamento e i conflitti di interessi degli esperti, rendendo effettiva l’ibridazione tra esperti e non esperti, migliorare la trasparenza delle procedure, accrescere fiducia tra istituzioni e cittadini.
In USA esistono programmi di cittadinanza scientifica e uno degli obiettivi è quello di rendere più valoroso il
diritto di conoscenza, per esempio la possibilita’ di formulare domande scientifiche, proporre delle ipotesi e tanti altri modi di partecipare alle ricerche scientifiche. La democrazia è un sistema ed è una questione di scelta resa libera.
Perche’ abbiamo bisogno di ripensare al ruolo della scienza? A questa domanda risponde Stefano Petrucciani, esperto di politica, parlando della democrazia di oggi verso una regressione oligarchica. Il tasso di credibilità, ovvero la fiducia che i cittadini hanno nelle istituzioni tradizionali della democrazia rappressentativa, scende di anno in anno sempre di più. La politica riesce sempre meno a rappresentare le istanze sociali, anche perchè ad ogni livello i governatori vedono ridotte le proprie funzioni a favore dei governatori del livello superiore. A questo punto i cittadini sono alla ricerca di nuove forme di espressione e nuovi rappresentanti, tante volte sostituiti dall’economia e dai media.
Stefano Petrucciani ha proposto di intendere la democrazia in una visione multidimensionale, una democrazia che si integra con altri temi come l’inclusione sociale per dare voci agli strati più svantaggiati, ed una eguale ripartizione del potere politico per creare condizione eguale per le decisioni, anche se non sarà mai possibile perchè ognuno è condizionato, una democrazia che accultura i cittadini e di dare ai cittadini il potere di riqualificare la sfera pubblica.
Run qian Mao