Il terzo appuntamento relativo al ciclo di seminari dell’Area Giornalismo CoRis ha previsto la presenza di ospiti provenienti dal mondo: sindacale, professionale e accademico. Nello specifico: Lazzaro Pappagallo (Segretario dell’Associazione Stampa Romana), Vittorio Roidi (giornalista e docente, Presidente FNSI e Segretario OdG), Francesco Giorgino ( conduttore dell’edizione delle 20:00 del Tg1 RAI) e Pasquale Mallozzi (caporedattore del Corriere dello Sport). L’incontro ha distribuito, quasi fosse una mano di poker, riflessioni e spunti degni di nota ma soprattutto è riuscito a spiegare agli studenti che, se vogliono essere considerati all’interno del mondo del lavoro, devono dotarsi di un determinato skill set. Ogni categoria utilizza gli strumenti più efficaci per realizzare le proprie opere quotidiane. Quella giornalistica, più delle altre, deve essere disposta a mutare: sempre, in fretta e ante tempus.
Attualmente viviamo in un’epoca di overload informativo. Questo è il punto cardine da cui discendono, poi, varie conseguenze. Se nel secolo breve la quantità di informazione rispecchiava la qualità della democrazia, oggi non è così perchè la possibilità di produrre e veicolare le notizie non è esclusiva; è andato perso il processo di mediazione giornalistica e ciò non deve essere, per forza, considerato come un bene. Il giornalismo è in crisi di credibilità. Tutti, con uno smartphone o un tablet, possono riprendere e comunicare ma si è sicuri che l’informazione “homemade” o il “citizen journalism” siano l’evoluzione corretta? Indubbia è la valenza e l’importanza della rivoluzione digitale tuttavia alcune perplessità restano in quanto non tutti i contenuti prodotti sono precisi e di qualità. Infatti, bisognerebbe separare “informazione” da “comunicazione” e “interesse” da “attenzione”.
A questi aspetti teorici, illustrati da Francesco Giorgino, vanno aggiunti alcuni concetti più pratici e concreti. Un giornalista contemporaneo riesce ad affermarsi non solo possedendo il tesserino da professionista, che comunque serve ad accertare le proprie competenze e i propri doveri, anzi dimostrando di saper sfruttare in suo favore le nuove tecnologie. Seguono i 5 MUST:
- Cura dei lettori
- Creare contenuti originali
- Scegliere notizie fruibili
- Abilità da videomaker e content manager
- Interrogare i dati e dare una veste grafica adeguata
La luce a cui aggrapparsi resta, però, la Verità. Raccontarla con occhi puliti non è semplice ma ci si può e si deve riuscire. Per farlo si è costretti, dal momento che non esistono confini tra professionisti e non, ad intercettare il nuovo linguaggio comunicativo. Se vi state chiedendo qual è o se pensate a varie ipotesi, vuol dire che non ne avete idea. Per molti sarà una scoperta, per altri una banalità ma ha cambiato la vita di tutte e a maggior ragione quella dei giornalisti. Facebook non è un social network ma un mezzo di comunicazione (dall’ultima ricerca Censis risulta il II luogo, dopo i Tg della Tv generalista, dove gli italiani s’informano).
“Una nazione eterogenea con un codice linguistico universale e la sua condivisione porta al crollo dei valori storici del mercato informazionale. I cittadini sono produttori e consumatori; dettano legge a suon di like. A questo punto è il mondo della Percezione a determinare la lettura delle notizie”.
(Pasquale Mallozzi)
La professione verte in una fase di stallo. Secondo Lazzaro Pappagallo che tutti i giorni vive le difficoltà del sindacato nel dover difendere i diritti e i doveri dei suoi iscritti, l’unica soluzione è aprirsi alle novità. Negli ultimi anni, Stampa Romana (festeggerà il suo 140° anno di vita) ha visto dileguare l’1/4 dei suoi affiliati. La motivazione è unica: prima, ci si iscriveva per forti motivazioni ideologiche mentre adesso non più. Per questo motivo tocca favorire il cambiamento ma esso non può partire dal presupposto di ampliare l’accesso all’associazione a chiunque, sostiene Vittorio Roidi rispetto al già citato Pappagallo. In effetti, i giornalisti si contraddistinguono dai comunicatori per capacità analitiche differenti. Ciò dovrebbe garantirgli una dignità professionale che non può essere ridimensionata perchè l’informazione è diventata un prodotto commerciale piuttosto che culturale.
“Se il sindacato, per sopravvivere, deve inglobare tutti
… preferisco muoia!”
Fino ad ora, avete letto parole riguardanti il mondo del giornalismo: affascinante e contraddittorio, vicino e lontano, interconnesso e rigido. Pensieri e opinioni circa le condizioni di chi è giornalista ma i giovani che hanno tale vocazione, cosa devono fare? Quale percorso devono intraprendere? Si è cercato di proporre delle soluzioni. Ogni ospite si è trovato concorde nell’assegnare un’importanza, oggettiva, alla formazione universitaria a cui segue un costante lavoro di aggiornamento attraverso workshop, seminari, master ecc… . Il dibattito arriva fino alle scuole di giornalismo. Si pensa, ce ne vorrebbero delle altre. Da questo impasse se ne esce recuperando la cultura dell’informazione mediante l’educazione del cittadino. A partire dalle scuole medie, i ragazzi dovrebbero essere preparati alla fruizione dell’ informazione. Last but not least: un ottimo giornalista deve appropriarsi di un metodo scientifico. Solo così, sarà in grado di decifrare la complessità del reale.
L’audio integrale dell’incontro: