Una generazione di “orfani” quella degli intellettuali e dei registi della scena teatrale italiana che nel secondo Novecento si ritrovò a fronteggiare un mestiere di cui era difficile rintracciare la formula. Figli che hanno cercato di rendere pieni i vuoti lasciati dai maestri: lo hanno fatto con intelligenza e profondo amore per il teatro e Gerardo Guerrieri è tra questi.
Fondatore nel 1957 del Teatro Club di Roma e precedentemente fra i protagonisti del Centro Teatro Ateneo della Sapienza, Gerardo Guerrieri (Matera, 4 febbraio 1920-Roma, 24 aprile 1986) è stato una delle figure più significative ed influenti del mondo teatrale italiano ed internazionale.
Personalità eclettica, tanto da essere stato definito negli Stati Uniti come un moderno Leonardo, Guerrieri ha contribuito in maniera determinante a dare una dimensione interpretativa nuova al linguaggio teatrale in epoche diverse. Animato dal sogno di realizzare un teatro senza confini, è stata la mente fertile delle produzioni di Luchino Visconti e lo sceneggiatore di Vittorio De Sica in capolavori indiscussi quali “Ladri di biciclette” e “Sciuscià”, nonché firma autorevole della Rai per lungo tempo, traduttore, drammaturgo, saggista, giornalista e critico teatrale per “La voce operaia” e “L’unità”.
In parte per sua inclinazione caratteriale, rimase spesso “dietro le quinte” – ragione della sua scarsa notorietà al grande pubblico. Tuttavia, è indubbio il suo ruolo da protagonista della scena intellettuale italiana del secondo ‘900, ruolo che attende ancora di essere valutato pienamente.
Le due giornate di studio “Obiettivo Guerrieri” che si sono svolte l’1 ed il 2 marzo presso il Dipartimento di Storia dell’Arte e dello Spettacolo della Sapienza – curate da Paola Bertolone e Stefano Locatelli – sono state l’occasione ed insieme il presupposto per l’avvio di una nuova stagione di ricerca su Gerardo Guerrieri e la sua attività. Il convegno è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricerca “Archivio Gerardo Guerrieri. La scena e la cultura teatrale italiana del Novecento attraverso le carte di uno dei suoi protagonisti” (Sapienza Università di Roma, Finanziamento di Ateneo per la ricerca scientifica Anno 2015) ed ha avuto tra i suoi protagonisti alcuni fra i maggiori studiosi italiani del settore.
Centro gravitazionale degli studi l’Archivio personale dell’Autore, oggi conservato proprio presso il Dipartimento di Storia dell’Arte e dello Spettacolo della Sapienza: si tratta di un Archivio estremamente articolato e vasto, costituito fra l’altro da parte della biblioteca personale, da materiali di studio, riflessioni e appunti, copioni di traduzioni, corrispondenza relativa ad ambiti e destinatari diversi, opere per la televisione, la radio, il teatro, progetti per volumi e saggi, per articoli critici, per mostre.
Un archivio personale – per l’appunto – non pensato per una fruizione esterna e quindi particolarmente complesso tanto nella gestione quanto nell’utenza, pregno di note e suggestioni private che tengono traccia dell’intimità di Guerrieri. Una sfida, quindi, per la ricerca scientifica, ma anche un’incredibile risorsa: l’attività di Gerardo Guerrieri, studiata proprio a partire dalla documentazione conservata nel suo Archivio, può essere uno strumento essenziale non solo per la conoscenza puntuale di spettacoli e artisti significativi per la storia del teatro, ma anche per la ricostruzione di quella fitta rete di relazioni personali che ha costituito il vero tessuto connettivo di una storia invisibile del teatro italiano.
Ismaele Pugliese