Il 14 dicembre, presso l’Aula V del Dipartimento di Filosofia a Villa Mirafiori, si è svolto il convegno internazionale per la commemorazione della Professoressa Anna Maria Ioppolo, presieduto dal Professor Bruno Centrone. L’incontro, che è stato introdotto dal Direttore di Dipartimento, il Professor Piergiorgio Donatelli, ha visto la partecipazione di numerosi ospiti che hanno ricordato con commozione la figura della studiosa.
Il Professor Tiziano Dorandi, del Centro Jean Pépin, CNRS di Parigi, ha ricordato l’ampia produzione scientifica della Professoressa Ioppolo sul tema di Aristone di Chio, analizzando alcuni passaggi del libro Aristone di Chio e lo stoicismo Antico, soffermandosi, in particolare, su alcune pagine della premessa e dell’ultimo capitolo, intitolato I frammenti di controversa attribuzione, nel quale Ioppolo ha cercato di spiegare i motivi per i quali era favorevole, in certi casi, all’attribuzione di suddetti frammenti alla figura del filosofo. Il Professor Dorandi, che ha rimarcato un certo scetticismo in merito, ha messo in luce le difficoltà riscontrate nella volontà di creare una nuova edizione dei frammenti di Aristone di Chio a causa della presenza di testi oggettivamente incerti, caratterizzati da fonti poco chiare o dalla mancata specificazione dell’appartenenza dell’autore a una determinata scuola, carenze che hanno condotto a una certa ambiguità nel conferimento della paternità delle opere. Il docente ha ricordato il suo rapporto di collaborazione con Peter Stork, con il quale ha lavorato su alcuni scritti del peripatetico Aristone di Ceo, omonimo di Aristone di Chio, denunciando l’atteggiamento di chi spesso ha voluto risolvere il problema dell’attribuzione all’uno o all’altro autore senza fondati motivi.
Il problema metodologico nella lettura di Contro Colote di Plutarco è stato affrontato dal Professor Carlos Lévy, docente all’Università Sorbona di Parigi e fondatore del Centro di ricerche sulla filosofia ellenistica. Il Professor Lévy, attraverso l’analisi di alcuni frammenti delle opere di Aulo Gellio, Galeno e Plutarco, ha discusso sulla questione della legittimazione dello scetticismo e sull’epicureismo.
Il professor Marwan Rashed, docente presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Sorbona di Parigi, ha presentato la ricostruzione della vita di Aristotele attraverso l’opera di Tolomeo “al–Gharīb”. Fino alla seconda metà del ‘900 si aveva un’esigua conoscenza dell’opera dedicata ad Aristotele da parte di questo autore; gli unici accenni erano stati forniti da biografi arabi quali al-Nadīm, nel X° secolo, Mubaššir ibn Fātik, nel XI° secolo, al-Qifṭī , XII° -XIII° secolo e Ibn Abī Uṣaybi‘a, nel XIII° secolo. Intorno al 1960 è stato scoperto un manoscritto arabo a Istanbul che tramandava il testo completo di Tolomeo, composto da un prologo, una biografia di Aristotele, un catalogo delle sue opere e una versione araba del testamento del grande filosofo. Il manoscritto di Istanbul, tuttavia, presentava un testo corrotto, soprattutto nel prologo; per questo il testo completo è rimasto inedito fino al 2021, grazie alla scoperta recente, in Iran, di un secondo manoscritto che ha permesso la ricostruzione del prologo. In questa sezione Tolomeo si rivolge a un interlocutore di nome Gallus, con il quale si vanta di essere riuscito a classificare gli scritti di Aristotele secondo un principio efficace almeno quanto quello che i seguaci di Platone hanno adottato per classificare i dialoghi del loro maestro. Questo passaggio ha dato vita a numerosi dibattiti rispetto alla vera identità di questo autore e della sua opera.
La Dottoressa Chiara Rover, dell’Università di Roma “La Sapienza” ha ricordato lo scritto della Professoressa Ioppolo, Carneade e il terzo libro delle Tusculanae, apparso nel 1980 sul primo numero della Rivista Elenchos; si tratta di uno scritto in cui il fattore tempo ha valore centrale. Il tema discusso è quello dell’afflizione, aegritudo, definita dagli Stoici come perturbatio. La mancanza di tempo è causa di dolore e di abbattimento; il tempo è la migliore forma di consolazione. La Dottoressa Rover si è soffermata anche sul significato di pedetemptim progrediens, che compare proprio nell’opera di Cicerone. La medesima espressione appare identica in Lucrezio, nel libro V del De rerum natura. Rover ha analizzato il modo in cui il significato di tale locuzione impiegata dal poeta coincida con quello ascrittole da Carneade nella testimonianza ciceroniana.
La Dottoressa Flavia Farina, dell’Università degli Studi di Roma Tre, ha elencato le sue considerazioni sulle tematiche di virtù e felicità nell’etica di Aristotele concentrandosi, in particolare, sul libro I dell’Etica Nicomachea. Il rapporto tra felicità e virtù ha portato nel corso del tempo allo sviluppo di un dibattito tra i sostenitori di una visione inclusiva e i sostenitori di una visione dominante della felicità nell’etica di Aristotele. Anna Maria Ioppolo, nel corso del suo magistrale lavoro sul tema, ha proposto l’idea dell’eudemonia come non coincidente con la virtù morale, ma esclusivamente con l’esercizio della facoltà razionale: la teoria. La seconda proposta interpretativa di Ioppolo è stata quella di intendere alcuni dei beni esterni che nell’opera di Aristotele appaiono essenziali all’eudemonia come non necessari per l’esercizio della virtù; ne consegue che la virtù morale non sia intrinsecamente legata alla felicità. La Dottoressa Farina ha proseguito con il suo intervento mettendo in risalto i punti di forza e le obiezioni alla base delle differenti interpretazioni che hanno investito il rapporto preso in analisi, non tralasciando l’aspetto della contemporaneità, esaminando in che modo questo dibattito possa offrire punti di discussione anche nel contesto storico e sociale odierno.