Musica classica, jazz, elettronica: l’1 Novembre 2022 si è tenuta al mattatoio l’esibizione organizzata dal Romaeuropa Festival “Missa Sine Verbis” di Piotr Orzechowski (Pianohooligan) che unisce queste tre anime ri-arrangiando musiche sacre dei più importanti compositori polacchi tra cui H. Gorecki e K. Ponderecki (artista a cui si è molto ispirato anche Jonny Greenwood dei Radiohead).
Un quartetto jazz, il Piotr Orzechowski Quartet, un quintetto di archi, lo String Quintet of AUKSO, e Stefan Wesolowski (compositore, violinista e produttore che lavora in particolare nell’ambito delle colonne sonore) alla parte elettronica. I 10 musicisti guidati dal pianista 31enne Piotr Orzechowski (salutato dalla critica come “l’artista più creativo e intransigente del giovane jazz polacco” che si alterna tra musica classica e jazz e che ha collaborato tra gli altri con Philip Glass, Adrian Utley dei Portishead, William Basinski e Fennesz) hanno ri-arrangiato, sperimentato e improvvisato su alcuni brani classici della musica sacra polacca in una esibizione che è una continua scoperta, o meglio una riscoperta, e che ha al suo centro il tema della ibridazione totale tra generi, i cui confini all’interno dell’esibizione vengono a tratti distinti e a tratti sommersi.
Piotr Orzechowski al pianoforte e al clavicembalo guida il resto dei musicisti alternando lievi e delicati momenti al piano ad esplosioni improvvise. Le tre anime dell’esibizione a tratti si mettono in proprio e a tratti si sovrappongono, alternando momenti in cui ad essere protagonisti sono gli archi, momenti in cui prende la scena l’anima jazz e momenti più ambient/drone in cui il sottofondo elettronico diventa protagonista. Ma i momenti più interessanti sono sicuramente quando le tre anime si uniscono e si sovrappongono contemporaneamente, quando la batteria jazz con il suo ritmo frenetico, il synth e le distorsioni di Stefan Wesolowski, la tromba solista, piano, contrabbasso e archi si fondono in un’unica melodia nuova e allo stesso tempo antica.
Nell’esibizione gli strumenti musicali vengono usati in tutte le loro possibilità sonore. Piotr Orzechowski non suona solo i tasti del pianoforte, aperto al centro del palco, ma anche direttamente le corde, alzandosi in piedi e pizzicandole (assieme alle campanelle del batterista) o martellandole, trasformandole in percussioni, in contemporanea con tutti gli altri musicisti che trasformano in batterie i propri strumenti battendoci sopra con le mani e con le dita.
L’effetto finale e di aver assistito a una esibizione innovativa che cerca di rileggere la ricerca e la struttura della musica classica alla libertà e all’improvvisazione della musica jazz e alla sperimentazione dell’elettronica, in un continuo scambio di parti alla fine del quale lo spettatore arriva quasi estenuato. La sala, piccola e intima del teatro 1 del Mattatoio permette di girare lo sguardo da un musicista all’altro, per indagarne e scoprirne pian piano i dettagli e rimanere incantati dalle continue variazioni e diversificazioni cercate. Un concerto intenso e che lega passato, presente e futuro, rientrando nel tema che si conferma essere il filo conduttore del Romaeuropa Festival.