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Presentato a Roma il rapporto promosso da ANFP “Vincere le paure”

Si è tenuto giovedì 24 novembre all’Hotel Quirinale di Roma l’incontro organizzato dall’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia intitolato “Vincere le paure. Gli italiani tra percezione della sicurezza e fiducia nelle istituzioni”.

Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’Agenzia Nazionale Funzionari di Polizia, ha elencato le tre più grandi paure degli italiani: prima di tutto la crisi economica e la perdita del lavoro; poi la sicurezza personale; infine il rischio di essere vittima di furto online. Inoltre, secondo le statistiche, la Polizia di Stato si trova al primo posto come istituzione affidabile secondo i cittadini. Tuttavia è necessario che ci sia una maggiore collaborazione tra più enti in modo coordinato e un rafforzamento degli organi di polizia.

Lamberto Giannini, capo della Polizia e direttore generale della Pubblica Sicurezza, ha affermato che è necessario cercare un punto d’incontro nella mediazione tra cittadinanza e istituzioni attraverso strumenti come quello della ricerca, che permette di comprendere la percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Inoltre, secondo Giannini, è importante concentrarsi sulle tecnologie, che presentano opportunità, ma anche rischi e insidie.

La professoressa Mihaela Gravila, docente della della Sapienza, ha presentato i dati, soffermandosi inizialmente sulla tensione dialettica tra paura e sicurezza. La ricerca da l’opportunità di entrare nell’insicurezza per comprendere quali sono le funzioni da assumere da parte gli organi di polizia. I problemi più diffusi nella cittadinanza a livello di sicurezza riguardano la crisi economica, la sicurezza personale, la disoccupazione, la criminalità organizzata e molti altri. Ciò spesso è causato dalla comunicazione, in cui la logica dell’emergenza e del sensazionalismo viene privilegiata. L’informazione viene deformata e decontestualizzata, seminando il germe della paura con la mancanza di argomentazione. I media, dunque, sono responsabili ed è necessario sviluppare una comunicazione etica e consapevole del proprio potere, che possa affiancare gli organi di sicurezza, considerato che la criminalità passa anche attraverso le tecnologie digitali in cui pochi sono coscienti e in grado di gestire la sicurezza nel mondo virtuale. Gli amministratori locali intervistati per la ricerca si sono concentrati sul gap esistente tra la sicurezza reale e quella percepita, rappresentata attraverso i mezzi di comunicazione. Inoltre, gli amministratori invitano a declinare la sicurezza in base alla specificità dei territori, con un maggiore coordinamento tra i vari corpi della polizia. Secondo loro, è necessario assumere maggior personale, dotare i corpi di polizia di nuovi poteri e strumenti, nonché concentrarsi sulla formazione dei giovani e su un aggiornamento continuo degli operatori di sicurezza già in servizio. Inoltre, ritengono necessario creare un’alleanza strategica tra comunicazione e sicurezza, cosa che aumenterebbe il soft power delle istituzioni e gli restituirebbe un senso di appartenenza.

Giuseppe Tiani, segretario generale del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, ha invitato ad effettuare investimenti che possano ricucire la frattura tra politica e popolazione, in cui sono presenti elementi di turbamento della sicurezza riguardo beni collettivi e individuali.

Il prefetto Franco Gabrielli si è soffermato sul fatto che la sicurezza dipende dal contesto complessivo, da cui non si può prescindere, per cui è necessario avviare un’attività di rassicurazione e occuparsi prima dei problemi per affrontare la crisi del rapporto con le istituzioni e la loro credibilità. Secondo Gabrielli, il nostro paese è diventato fortemente individualista e ha perso il senso di comunità. Tuttavia, la sicurezza è un bene comune che va tutelato e non può essere uno strumento di lotta politica. È necessario, però, avere degli operatori consapevoli, preparati e formati per rispondere ai problemi attuali. Inoltre, bisogna sviluppare un coordinamento effettivo, ricercare una modalità unitaria di gestione delle forze di polizia e una maggiore presenza sul territorio.

Il senatore Maurizio Gasparri ha evidenziato come la legge 121 designi le forme di coordinamento e il ruolo del capo di polizia in quanto direttore generale della sicurezza nel complesso, dunque avente diritto di esercitare questo compito. Gasaparri ha assicurato l’impegno durante la legislatura per fare una riflessione sulla dislocazione degli organi in campo.

Emanuele Prisco, sottosegretario all’Interno, ha posto l’accento sull’importanza della prevenzione, possibile attraverso una risposta culturale che si soffermi sulla forza dell’identità e delle istituzioni da parte dei cittadini che rappresentano il codice di valori complessivo della civiltà.

Il senatore Marco Silvestroni ha ravvisato la necessità di dare sicurezza agli organi di polizia e di lavorare sulla società, in quanto è presente una perdita di fiducia e di percezione della forza della sicurezza, soprattutto da parte dei giovani. Ciò avviene soprattutto nelle grandi metropoli e nei grandi quartieri, in cui la percezione della sicurezza viene data dai mass-media. Dunque, secondo Silvestroni, c’è bisogno di creare dei presidi fissi e mobili per controllare il territorio.

Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, ha spiegato come la politica debba rispondere ai bisogni della polizia: la sicurezza è un bene comune che va difeso, un diritto che va garantito e un valore che va protetto. Questo non deve essere dunque un costo, ma un investimento. Infatti la sicurezza dà libertà, garantisce la vivibilità e la serenità nonché la coesione sociale e un senso di appartenenza alla comunità, che permette di far resistere i valori e i principi della società. In un momento difficile come questo, secondo Molteni, il Governo deve investire nella sicurezza per attrarre capitali umani ed economici, cosa possibile attraverso un dialogo e una collaborazione tra la politica, l’amministrazione e il sindacato. Molteni ha concluso affermando che la politica deve dimostrare di essere all’altezza del paese e della Polizia di Stato e citando il questore Vittorino, il quale afferma che la storia della Polizia di Stato è fatta di sudore fatica e polvere e che la Polizia di Stato non si inabissa mai.