Con Manuela Giordano e Giuseppe Lentini
Lunedì 23 gennaio, presso l’Aula di Archeologia dell’Edificio di Lettere, ha preso parte il primo incontro del ciclo seminariale di Letteratura greca dedicato a Luigi Enrico Rossi.
Il ciclo di incontri di quest’anno si ispirano ad una formulazione di Giorgio Pasquali per cui non esistono “discipline severamente delimitate ma solo problemi”; nei diversi seminari quindi, che si terranno da oggi fino a maggio 2023, saranno messi alla prova alcuni metodi di ricerca che si applicano alle culture antiche: l’antropologia, la linguistica pragmatica, la tecnica ecdotica e l’informatica umanista.
Nella giornata di oggi, hanno preso parte alla mediazione la Professoressa dell’Università degli studi di Siena, Manuela Giordano, e il Professore della Sapienza, Giuseppe Lentini.
L’intervento mosso in prima battuta dalla professoressa si è basato sul teorizzare il contenuto e le riflessioni che stanno alla base del suo testo “Ricostruire Atene, tra storia, tragedia e archeologia”.
Un lavoro che intende capire quale sia stato il momento della storia che ha permesso alla cultura ateniese di affermarsi sulla cultura greca in generale e attraverso quali mezzi.
Secondo la Giordano, il periodo di massima emersione di Atene, si ebbe nel 480 a.C quando la città nel bel mezzo delle guerre persiane venne rasa al suolo per due volte a distanza di nove mesi.
Questo momento storico, spesso tralasciato dalla storiografia, rappresenta l’anno zero per la polis greca: gli ateniesi dopo aver visto la città, l’Acropoli e tutto ciò che di sacro veniva custodito al suo interno, scomparire dai lori occhi hanno saputo farsi guidare da un forte spirito di resilienza per ricostruire (e reinventare) una nuova memoria culturale, identitaria e collettiva.
La perspicacia nel cogliere il punto di partenza della Storia ateniese (e della sua ricostruzione) è stata possibile -dice la professoressa- tramite l’uso di fonti diverse. Le tragedie classiche di Eschilo, Tucidide ed Erodoto non avrebbero colmato tutti i
vuoti: è stato necessario avvalersi dei dettagli forniti dalla storiografia e sopratutto, delle fonti materiali scovate tramite gli scavi archeologici (come quello del 1885 che ha permesso di trovare un deposito ricco di statue e materiali preziosi, sito nella parte superiore dell’Acropoli).
La lezione offerta dalla professoressa intende dunque, sottolineare l’importanza di mettere le fonti in comunicazione tra loro per poter ricostruire storia, cultura e memoria nella maniera più affidabile possibile.
La seconda parte della lezione, ha visto invece il professor Lentini analizzare il contenuto del suo testo dal titolo “Omero (pragma) linguista”.
La riflessione si è articolato sulle tecniche del linguaggio, in particolare sulla pragmatica e sugli atti linguistici, che vengono visti come nuovi potenziali strumenti per analizzare i testi prodotti dalla letteratura greca classica e in particolare da Omero.
La pragmatica, è quella branca della semiotica da considerare in opposizione alla sintassi e alla semantica: è la relazione dei segni con chi li usa e chi li interpreta; si occupa dunque degli aspetti del significato a seconda della tipologia di contesto.
Dopo questa puntualizzazione, il professore, analizza alcuni testi prodotti da Omero facendoli passare sotto la lente delle tecniche di comunicazione e delle interpretazioni offerte dai vari studiosi di psicologia del linguaggio.
L’obbiettivo non è quello di considerare Omero il capostipite della pragmatica ma di sottolineare come, la letteratura antica fosse attenta alla costruzione dei propri enunciati: è possibile dunque offrire un interpretazione nuova nella lettura di Omero, che appare tanto attento all’uso delle parole da sembrare un metalinguistica.
Il primo incontro seminariale si è concluso permettendo di scovare attraverso le relazioni dei due interpreti, alcuni metodi che possono rivelarsi fondamentali per cogliere aspetti insoliti nella lettura e interpretazione della letteratura greca.