Murales, graffiti e per ultimo StreetArt: nomi diversi per uno stesso concetto che solo lo scorrere del tempo ha curato dall’appellativo di degrado.
Ciò che è cambiato anzitutto è il modo in cui di questa forma di espressione si parla, di come essa sia sempre meno “problema” e sempre più “arte”, al punto da attirare l’attenzione di molte amministrazioni comunali che hanno intravisto nei graffiti una possibilità di rilancio per le periferie.
Esempio emblematico è il quartiere di Tor Marancia, a Roma, dove negli ultimi anni numerosi artisti italiani ed internazionali hanno trasformato quelle che un tempo erano zone industriali semi abbandonate in veri e propri musei a cielo aperto. Tutto ciò ha fatto sì che si sviluppasse una forma di turismo mai sperimentata fino ad ora, tanto da rendere necessaria una mappa cartacea sviluppata direttamente da Roma Capitale e distribuita nei PIT (punti turistici informativi) della città, a sottolineare l’euforia che tale progetto aveva innescato.
Con la stessa euforia e con lo stesso fine di riqualificazione nasce GraArt.
In cosa consiste:
GraArt è un progetto di arte contemporanea urbana ideato da David Diavù Vecchiato, artista di spicco nella scena romana e fondatore di MuRo (Museo di Urban Art di Roma). Promosso da Anas, con il patrocinato del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, nasce per valorizzare le infrastrutture di quella che è la più importante arteria della Città, il Grande Raccordo Anulare (GRA).
L’iniziativa è partita a Novembre con l’inizio dei lavori da parte dei writers, alcuni ancora da ultimare, ed è stata presentata da pochi giorni al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali dal Ministro Dario Franceschini e dal Presidente dell’Anas Armani.
Il progetto ha preso forma grazie a dieci urban artist, sia italiani che internazionali, che hanno aderito a GraArt e che hanno realizzato altrettante opere, trasformando sottopassi e rampe in panorami urbani. L’intenzione che ha mosso gli ideatori è stata quella di creare un percorso culturale, un circuito che lega centro e periferia, un vero e proprio tour da percorrere a tappe come in un museo, da qui l’aforisma museo a cielo aperto.
Le opere realizzate, infatti, rappresentano miti, leggende ed aneddoti delle aree della città in cui sono stati realizzati e di cui puntano a divenire simboli. Per raggiungere lo scopo gli artisti hanno goduto tra l’altro della consulenza di Ilaria Beltrame, autrice di romanzi ambientati nelle periferie della Capitale.
Ad ogni opera è applicata una targa con un QR Code che rimanda al sito web dedicato che permette di leggere la storia che ha ispirato l’opera e la biografia dell’artista.
Le zone interessate sono: Torrino Mezzocamino, Gregna di Sant’Andrea, Romanina, Tor Vergata, Prenestina, La Rustica, Ottavia, Trionfale, Boccea, Aurelia, come illustrato nella mappa messa a disposizione dagli organizzatori.
Il Grande Raccordo Anulare, dopo canzoni e film a lui dedicati , torna a vivere d’arte e chissà che da ora in poi non diventi un piacere trascorrerci ore ingorgati nel traffico.
Matteo Carnevale