Gli Idles portano al rock in Roma il loro post-punk pieno di rabbia, politica, amore e divertimento in un concerto caotico, esplosivo e sopra le righe. Dopo l’apertura della band hardcore punk italiana Calzeene, la band di Bristol ha infatti suonato per un ora e 45 minuti canzoni da tutti e quattro i loro album e in particolare dall’ultimo lavoro del 2021 Crawler e dall’acclamatissimo secondo album “Joy as an Act of Resistance” del 2018.
Ed è proprio con la title track del secondo album, “Colossus”, che inizia il concerto di Roma, in una versione rallentata ed esplosiva con cui il pubblico si è subito scaldato all’urlo di “Goes and it goes and it goes, goes and it goes and it goes”. Prima del secondo pezzo Joe Talbot, il cantante della band, ha infatti invitato il pubblico a dividersi in due, creando un magnifico e gigantesco cerchio che alle parole “Are you ready to collide? Are you ready for love?” si chiude all’istante con l’inizio della chitarra distorta e della batteria di “Car Crash”, tratta dall’ultimo album pieno di sperimentazioni elettroniche e noise.
Altri momenti memorabili sono stati sicuramente “Mother”, traccia simbolo degli Idles tratta dal primo album Brutalism e dedicata a tutte le madri, una lunga e potente versione di “Never Fight a Man with a Perm” e una divertentissima versione di Love Song, dedicata dal cantante a tutto il pubblico di Roma, sulla cui base il chitarrista Mark Bowen e il cantante Joe Talbot hanno cantato insieme al pubblico diverse canzoni pop totalmente decontestualizzate, tra cui “I’m Blue” degli Eiffel 65, “Volare” di Totò Cotugno, “Someone Like You” di Adele, “All I Want for Christmas Is You” di Mariah Carey, “My Heart Will Go On” di Céline Dion e non solo, il tutto mentre l’altro chitarrista Lee Kiernan scende dal palco e suona in mezzo al pubblico e a un certo punto viene sollevato e trascinato dalla foga mentre tutti cantano e ridono.
Il concerto è poi terminato con le tre 3 canzoni più divertenti, potenti e piene di vita di Joy as an Act of Resistance: “I’m Scum”, “Danny Nedelko” e “Rottweiler”.
Quello degli Idles è stato un concerto divertentissimo, in cui il pubblico ha ballato e pogato dall’inizio alla fine. D’altronde, difficile stare fermi quando partono i ritmi potenti e aggressivi della batteria di Jon Beavis, le chitarre distorte di Mark Bowen e di Lee Kiernan, e il basso frenetico di Adam Devonshire, ed impossibile non urlare a squarciagola assieme al cantante Joe Talbot, che parla di rabbia e di amore, di madri che lavorano 17 ore al giorno 7 giorni la settimana; di mascolinità tossica e cultura dello stupro; di immigrati fatti di ossa, di sangue, di carne e di amore.