Nell’Aula Magna del Rettorato di Sapienza di fronte a una platea di studenti, giornalisti e professori, si è parlato della vita e della morte dell’artista Urbinese Raffaello Sanzio.
I primi a prendere la parola sono stati Pio Baldi, presidente della Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon, Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani e Alberta Campitelli, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Hanno raccontato come è nata l’idea di raccontare la vita Raffaello Sanzio e le perplessità che un’opera letteraria come “Enigma Raffaello” potesse portare. Nonostante i 500 anni passati dalla sua morte sono ancora tanti i dubbi che aleggiano sulla sua prematura scomparsa.
E’ stato infatti Eugenio Gaudio, presidente della Fondazione Roma Sapienza ha introdurre una delle tante teorie della morte di Raffaello, ossia che si stato avvelenato come il suo mecenate e committente, il banchiere Agostino Chigi, morto anch’egli nel 1520, per la precisione 4 giorni dopo l’artista.
Presa la parola, il docente Vittorio Fineschi da una proposta storico-medica sulla possibile causa della morte di Raffaello; infatti all’epoca per conservare i cibo si utilizzava l’Arsenico. E’ possibile infatti che una grande quantità di ciò che all’ora veniva usata per conservare possa aver portato alla morte di Raffaello.
Chantal Milani, antropologa e odontologa forense presso la Sapienza, attraverso le ossa del cranio rinvenute nella tomba sotto la Madonna del Sasso all’interno del Pantheon, ha potuto ricreare quella che si suppone essere la faccia di Raffaello, di seguito la possibile ricostruzione.
Conclude la conferenza il professore Gino Fornaciari, docente dell’Università di Pisa, il quale aggiunge, tra le tante teorie proposte, quella della possibile morte di Raffaello Sanzio per problemi cardiaci vista la dieta alimentare che si conduceva nel Cinquecento. Per avere un riscontro concreto l’unica possibilità è per il prof. Fornaciari quella di esumare lo scheletro sotto la tomba nel Pantheon.