Un’ora di ritardo dall’inizio prestabilito, alle 21 e 30, ma quando Willie Peyote sale sul palco cattura da subito l’attenzione del pubblico e per tutto il concerto non lascerà più a nessuno il tempo di respirare.
Il rapper torinese giovedì 5 luglio era a Villa Ada Incontra il Mondo per la data romana del suo Ostenisone della Sindrome Tour, tour estivo del suo ultimo album “Sindrome di Tôret” che in autunno ha registrato 26 sold out su 45 concerti indoor. Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, deve il suo nome d’arte all’unione del personaggio Disney Wile. E. Coyote con la pianta allucinogena del Peyote, ed è al suo quinto disco, il quarto da solista. Willie ha sempre unito l’hip hop cantato con basi suonate più rock e punk, con testi cinici, irriverenti e di denuncia sociale e ora rappresenta sicuramente uno degli artisti del panorama rap con più cose da dire.
Nella sua tappa romana porta Willie porta quasi tutte le canzoni del suo ultimo disco, che l’ha fatto definitivamente conoscere al grande pubblico, insieme ai cavalli di battaglia del precedente Educazione Sabauda (2015), che l’ha invece lanciato.
Il rapper e la sua band riescono a coinvolgere i presenti fin dai primi pezzi, come “Willie Pooh”, “Donna Bisestile”, e “Portapalazzo”. Tra battute e riferimenti alla politica italiana viene man mano fuori la verve da showman di Peyote, sempre più a suo agio sul palco. “Non so se avete notato, ma mi sono tagliato i capelli per non assomigliare al ministro Toninelli”, scherza. Al ministro dell’interno Salvini dedica invece “Non sono razzista ma”, canzone che mette alla berlina quell’espressione autoassolutoria tutta italiana e il suo sottotesto xenofobo. “Perché questo, se non si fosse ancora capito”, dice, “è un concerto politico”.
Un concerto politico sì ma anche un concerto di citazioni: con”C’hai ragione tu” che termina citando “Come Down” di Anderson Paak, “Turismi” che si trasforma, tra l’entusiasmo del pubblico in “Bitch Don’t Kill My Vibe” di Kendrick Lamar e “L’una di notte”, dall’album con i Funk Shui Project, che diventa un mash-up con “Via con Me” di Paolo Conte. “Per dire che se avevamo bisogno di un avvocato Conte, abbiamo scelto quello sbagliato”, non perde l’occasione di graffiare il rapper.
In un’ora e mezza abbondante di pezzi vecchi e nuovi, da “Le chiavi in borsa” alla sognante “Metti che domani”, con i picchi di “C’era una Vodka” e “I Cani”, Willie tiene in pugno l’eterogeneo pubblico di Villa Ada, in un crescendo di entusiasmo. Momento a sorpresa, anche se abbastanza prevedibile, è quello del nuovo pezzo, estivo, “L’effetto sbagliato”, dalla mezzanotte del 6 luglio asportabile su Spotify.
Willie chiude il live con “Che bella giornata”, un po’ il suo manifesto, in cui racconta la propria presa di coscienza della vita che non voleva fare. Richiamato sul palco concede due bis, e chiude con l’intima “E allora ciao” un concerto ben riuscito e coinvolgente, in cui annoiarsi era veramente impresa impossibile.
Tommaso Meo