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Rigenerazione, giustizia ambientale ed energia per l’Europa del futuro

Nella giornata di mercoledì 19 giugno, presso l’Aula Lucchesi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma La Sapienza, si è tenuta la presentazione del volume di Livio de Santoli, “Rigenerazione, giustizia ambientale ed energia per l’Europa del futuro”. L’evento, organizzato dalla Fondazione Roma Sapienza, ha visto la partecipazione, e relativi interventi, di studiosi di materie giuridiche, economiche e sociali.

La conferenza è stata aperta, con i tipici saluti iniziali, da Eugenio Gaudio, presidente della Fondazione Roma Sapienza, Luca Di Donna, direttore del Master di II livello in Diritto Privato Europeo e Giovanni Battista Andreozzi, Professore Ordinario in Mineralogia alla all’Università di Roma La Sapienza. Durante tutta la conferenza, a moderare i vari interventi è stata la giornalista Maria Carfora. 

A dare il via alle danze è stato Gaudio, presentando il volume di de Santoli come uno “spunto di riflessione importantissimo”, capace di trattare determinate tematiche in maniera innovativa, indicando possibili soluzioni, non solo di carattere tecnico-scientifico ma anche culturale, sociale e, soprattutto, politico. Dal punto di vista di Gaudio, la sostenibilità si lega ad una strategia transdisciplinare, che combina settori umanistico-sociali con quelli tecnico-scientifici. Il cambiamento climatico, infatti, pone l’Unione europea e i governi nazionali di fronte a nuove sfide: dalla decarbonizzazione all’implementazione di un modello sostenibile basato sulle energie rinnovabili, passando per il rafforzamento delle politiche ambientali del Green deal, fino alla realizzazione di un piano industriale e occupazionale incentrato sulle tecnologie green. Occorre una transizione verso un sistema energetico equo e rigenerativo. Eugenio Gaudio conclude quindi sottolineando che, il nuovo paradigma, aspiri a combinare giustizia ambientale e giustizia sociale, considerando l’energia come un bene comune a disposizione di tutti.

Successivamente, a prendere parola è stato Luca Di Donna, dalla cui riflessione è emersa l’esigenza di assicurare una svolta, quello che – citando de Santoli nel libro – potremmo definire un “cambiamento dirompente”, che necessita di passare a un nuovo modello di energia che sia capace di affrontare il cambiamento climatico. È un progresso che è, insieme, evoluzione della tradizione. Proseguendo, Di Donna si è concentrato sulle numerose soluzioni concrete offerte dal volume, volte alla realizzazione di una “transizione giusta”, ovvero non casuale, strettamente connessa alla giustizia sociale, economica ed etica. Luca Di Donna ha concluso quindi il suo intervento evidenziando come, l’attuazione di tale modello di energia, passi per quello culturale fornito dalle Università, a cui è affidato il compito fondamentale di occuparsi della formazione ed educazione degli individui. 

In questo giro di saluti, l’ultimo ad intervenire è stato Andreozzi, la cui riflessione si è incentrata sui conflitti dati dalle mancanze di risorse, mancanze che noi esseri umani abbiamo causato, abusando di queste. 

Conclusi i saluti istituzionali, la parola è passata ai relatori, i quali hanno proposto un commento del volume in prospettiva dei loro studi e conoscenze, dando voce alla loro personale lettura. 

Il primo relatore è stato Guido Alpa, professore Emerito di Diritto Civile, appartenente al Consiglio Scientifico di Fondazione Roma Sapienza. La sua riflessione si è aperta con un quesito, posto dalla Carfora, riguardo il modo in cui questo intendesse i termini “economia sostenibile” e “sostenibilità”. Rispondendo da un punto di vista giuridico, Alpa riconnette questi termini a quelli che sono gli aspetti sociali, l’uso e le cose che la comunità è in grado di fare grazie all’energia. Per un giurista, secondo quanto affermato dal professore, il discorso sulla sostenibilità parte da molto lontano. Facendo riferimento al codice civile del 1942, Alpa mette in luce il fatto che l’energia fosse ritenuta dai legislatori un “bene” prettamente legato all’elettricità. Essendo quest’ultima qualcosa di non visibile all’occhio umano, la legge non è mai stata davvero chiara a proposito dell’energia in quanto bene. Bisogna attendere il 1973 quando, a seguito dell’introduzione del diritto minerario sullo zolfo e sul carbonio, legando quindi l’energia a qualcosa di concreto, visibile, essa rientrò nella tutela degli interessi diffusi, ovvero di quegli interessi che sono estesi alle collettività, dando a questa la possibilità di reagire laddove il bene non venisse rispettato. Ciò a riprova dell’evoluzione delle tecnologie e all’assimilazione di nuove energie. Arrivati a questo punto, come si doveva procedere? Quali regole dovevano essere fondate? Secondo Alpa le regole del diritto privato non sembrano essere utili a tale compito. A scontrarsi sono due mentalità ben distinte: le esigenze del mercato – il cui costo investirebbe le società, dando vita ad un effettivo progresso che, però, graverebbe sulle spese della comunità – e le categorie di beni comuni. Alpa, per concludere, si chiede se questi beni, in fin dei conti, siano tutelati, giungendo ad una risposta negativa. Di fatti, questo scontro non si è mai attenuato, per il fatto che al mercato non converrebbe seguire una teoria dei beni comuni, poiché ne perderebbe in profitto. Nel libro, però, sono fornite indicazioni e probabili soluzioni, che potrebbero farci sperare in un possibile cambiamento. 

In seguito, a proseguire sul tema, è stata Mariangela Zoli, professoressa di Politica Economica presso l’Università di Tor Vergata, la quale si è espressa dalla prospettiva di economista aziendale. Sottolineando, all’inizio del suo intervento, uno degli obiettivi principali del libro, ovvero la proposta di “ricette” possibili per una transizione giusta, la Zoli ha proseguito tirando in ballo le CER (Comunità energetiche rinnovabili) e il ruolo che queste dovrebbero avere nella decarbonizzazione. Decarbonizzare, come spiega la professoressa, significa ripensare i modi di produzione, attuando un passaggio da un’economia di tipo lineare ad una circolare, cioè capace di sfruttare a pieno il potenziale di materiali e beni. È un paradigma che pone al centro l’individuo, non solo come consumatore ma come parte attiva di questo processo. Il passaggio a questo tipo di economia, che sicuramente porterebbe a grandi vantaggi – come il supporto economico a famiglie in povertà energetica -, non è semplice da realizzare, dati i costi non indifferenti. E allora, come si potrebbe convincere gli individui a scegliere determinate azioni che siano volte in una prospettiva sostenibile? Secondo la Zoli la via più semplice sarebbe quella di far leva sulle variazioni di profitto, dato che gli agenti economici reagiscono maggiormente a queste. Tuttavia, tale soluzione si configurerebbe come una sorta di imposizione alle società; per evitare ciò, a parere della Zoli, maggiore importanza deve essere data all’informazione. E quali sono i mezzi principali per la trasmissione delle conoscenze utili? Come scritto nel libro, grande valore hanno le Università.

Muovendosi sulle affermazioni della Zoli, Ermete Realacci, Presidente di Symbola, si è poi inserito nel dibattito. Con il suo intervento ha voluto evidenziare come, nei secoli, gli esseri umani siano stati spinti ad essere sempre più efficienti tanto che, ad oggi, lo siano davvero all’interno di questo tipo di economia circolare. 

L’ultimo relatore ad intervenire sulla questione è stato Ernesto Stajano, avvocato e professore Ordinario presso la Scuola Nazionale di Amministrazione. Il suo intervento si è incentrato maggiormente sulla questione della normazione, da lui interpretata come una “marcia” per proseguire in tale quadro. Bisogna avere una grande fiducia nel progresso, essendo incerto ed in quanto fase iniziale. Il punto di Stajano è stato sottolineare, partendo dalla “fine” – che è appunto rappresentata dalla norma -, l’importanza dell’informazione giusta, vera, e dell’educazione, che portano gli individui a convergere su una stessa norma. A svolgere questi compiti, come già sostenuto dagli altri relatori, è l’Università.

L’incontro si è poi concluso con l’intervento dell’autore, il quale ha ringraziato i relatori e tutti coloro che si sono apprestati alla lettura del suo volume, che hanno compreso appieno le tematiche affrontate e non si sono lasciati intimorire dai toni radicali e le leggere provocazioni che caratterizzano l’opera. De Santoli vede l’energia come metafora della nostra vita, anche in termini concreti e, con questo volume, inneggia ad un paradigma che aspira a combinare giustizia ambientale e giustizia sociale, considerando l’energia come un bene comune a disposizione di tutti e sollecitando a muoversi verso una transizione che porti ad un sistema energetico equo e rigenerativo.

Abbiamo chiesto all’autore del volume, Livio de Santoli, qualche curiosità sulla nascita del suo libro. Ecco cosa ci ha rivelato:

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