Approdata in radio dal 14 Aprile, “Ritornerai” rivisitata dal cantautore pugliese Bonomo suona allo stesso tempo sorprendentemente originale e fedele in maniera egregia. Quello di Bruno Lauzi è sicuramente un classico ed i classici non smettono mai di stupire: di tanto in tanto, però, sembrano aver bisogno di una nuova linfa. E, senza troppi dubbi, sembra questa la missione che si propone l’autore, già precedentemente premiato al Musicoltura e non solo.
E se già dalla sua nascita il pezzo è compagno di malinconia, Bonomo riesce a non tradirne l’anima intrinsecamente fragile. Se il disco infatti presenta delle rivisitazioni più ardite, questo è l’unico in cui le sonorità originali sono rispettate. “In Ritornerai ho fatto una scelta quasi dogmatica, ovvero quella di utilizzare solo chitarre acustiche” e, a chi gli chieda perché proprio questo pezzo, lui risponde con una storia personale “ Perché è una canzone bellissima ed ha sempre mosso forti emozioni in me da quando l’ascoltai per la prima volta nel film <<La messa è finita>> di Nanni Moretti. Ero bambino ma sentivo già che quegli accordi mi parlavano di nostalgia.”
E se il pezzo non dovesse bastare, dello stesso tono è il videoclip, uscito assieme al brano e prodotto da 261 Records. La ripresa si apre con l’artista in completo bianco, in forte contrasto con i toni grigi dell’ambiente circostante, che intona le prime note. Nelle scene successive, lo scopriamo alla ricerca di una donna interpretata dalla cantautrice Nicoletta Noè. Una nostalgia che qui è declinata nella sfumatura umana della nostalgia di un amore: scopriamo presto che però non è l’unico modo in cui si intende. La nostalgia è nostalgia del passato, della musica come era e, assieme a questo, nostalgia dell’infanzia, come rivela l’aneddoto sopracitato.
Il singolo è parte dell’album, il secondo firmato Bonomo, “Tableaux Vivents” . L’album appare perfettamente coerente con l’operazione-nostalgia di cui dicevamo: in effetti, la maniera di procedere dei brani è un sistematico guardare indietro… ma con costumi nuovi. Sono nove i brani della tradizione italiana che vengono rivestiti a nuovo, con certe sonorità electro-pop fine anni ’70-’80. Un progetto che potrebbe far storcere il naso a qualche purista della tradizione della canzone italiana e che invece nasconde una dedizione perfetta ai grandi autori del passato, di cui Bonomo certo non fa mistero. Altro pilastro guida dell’opera è il senso di distacco: basta gettare un’occhiata alla copertina, riproduzione del quadro “Landscape with figure” del pittore George Tooker – non a caso l’album è stato pensato e prodotto durante la pandemia, dove il sentirsi distanti era infondo un sentire comune.
Ma chi sono i nomi degli artisti rivisti? Il primo brano è dedicato a Battisti. In successione si incontrano: De André , i Bluvertigo, Pino Daniele, Umberto Bindi, Graziani, Ciampi e l’immortale Tenco. L’album, insomma, sembra essere l’ideale per chiunque voglia compiere un viaggio a ritroso tra le note. Ugualmente però l’ascolto è consigliato a chi, magari, con la musica italiana non è mai andato troppo d’accordo. Magari questa può essere l’occasione giusta.
Serena Garofalo