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Sapienza e Harvard: l’alleanza per la ricerca

 

La Sapienza si allea con la Brigham and Women’s Hospital BWH, il policlinico universitario di Harvard, per l’accordo quadro per la cooperazione nell’ambito della ricerca, formazione e dell’assistenza in ambito medico.

La firma del patto, di durata decennale, è avvenuta il 1° dicembre presso la sede di Harvard, prestigiosa Università americana a Boston, dove si sono incontrati con la presidente Elizabeth G. Nabel,  il rettore della Sapienza Eugenio Gaudio e Sebastiano Filetti, preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria e rappresentante anche di altre facoltà di area medica dell’Università di Roma.

L’importante compito che la comunità internazionale è chiamata ad adempiere, come suggerisce il rettore dell’Università La Sapienza, è assicurare il diritto alla salute e al benessere psicofisico alla maggior parte della popolazione ed è necessario, quindi, mobilitarsi affinché siano ampliati gli spazi di ricerca, di studio per i giovani studenti e laureti che rappresentano il futuro della ricerca scientifica e medica.

Altri obiettivi concordati nel patto sono la mobilità del personale, di studenti e di laureati, il sostegno e l’assistenza per coloro che sono in missione, oltre che la realizzazione di numerosi progetti di ricerca scientifica.

Questi sono i principali scopi prefissati e concordati con la Brigham e and Women’s Hospital BWH, la moderna struttura che dimostra eccellenza nelle sue prestazioni e impegno nella lotta alle disparità grazie ai molteplici programmi globali dedicati alla salute.

L’European Institute for Network Medicine, formato dal BWH e organizzato secondo la legislazione italiana, avrà il compito di gestire le risorse necessarie al conseguimento degli obiettivi stabiliti dall’accordo tra le università.

La Sapienza promuove questa straordinaria iniziativa e decide di collaborare con una delle più importanti e prestigiose università americane. Oltre ad essere un importante occasione per gli studenti italiani di partecipare a progetti congiunti, questa collaborazione permette alla ricerca italiana in ambito medico di fare importanti progressi.

Martina Mastromattei