Nella Biblioteca della Fondazione Gramsci, sita in via Sebino, dalle ore 9.30 di venerdì 5 maggio si è tenuto il secondo incontro del seminario “La ritirata dello Stato? Le privatizzazioni italiane nel contesto internazionale” dedicato all’approfondimento del tema attraverso le analisi di relatori illustri nel panorama internazionale. Apre l’incontro con i saluti istituzionali lo Storico Silvio Pons, Professore ordinario di Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa, il quale esplicita l’obiettivo del lavoro svolto dalla Fondazione: intrecciare le vicende dell’Italia Repubblicana ai contesti internazionali del XX secolo. Compito oneroso eppur riuscito nella pubblicazione dei tre volumi editi da Carocci nel 2014 “Italia contemporanea dagli anni 80 ad oggi” firmato tra gli altri proprio dal Professor Pons. Le iniziative di ricerca in Italia dagli anni ’90 si concentrano sull’impatto politico, sociale ed economico della svolta liberale e della radicale modifica del ruolo dello Stato e rintracciano nel concetto di privatizzazione il nodo centrale dell’analisi, cartina tornasole della natura delle risposte fornite dalle classi dirigenti ai tempi della globalizzazione.
La prima parte del dibattito, presieduta dalla Professoressa Daniela Felisini, è dedicata al contesto internazionale che accompagna l’avvento delle privatizzazioni italiane e vede come primo interlocutore il professore dell’Università Sorbona di Parigi Laurent Warlouzet con il suo paper “Privatizations in Europe: Neoliberal, social and neomercantilist aspects”. Lo storico francese descrive come un “paradosso” la repentina transizione da forme di proprietà collettive alla privatizzazione, rintraccia la principale motivazione di tale tendenza nell’ideologia neoliberista largamente diffusa e sottolinea la presenza di due ulteriori spiegazioni meno evidenti ma centrali per il verificarsi del fenomeno: il ruolo dell’Unione Europea e la flessibilità delle privatizzazioni, configurate in forme miste di capitalismo. Attraverso una brillante analisi del declino della proprietà collettiva in favore della privatizzazione, il professor Warlouzet definisce la proprietà collettiva di compagnie “as a yardstick of ailing companies”.
Una lettura de-ideologizzata della privatizzazione
A seguire il fil rouge di una lettura de-ideologizzata della privatizzazione caratterizzata dalla convergenza di più discipline nello studio del fenomeno intervengono due ospiti di eccezionale caratura: la professoressa dell’Universitè Paris 1 Melanie Vay con il suo paper “The disequalification of public enterprise and service of general interest as legitimate categories of European public action in the 1990s” ed il professor Jacob Ward dell’Università di Maastricht con la presentazione di uno dei casi maggiormente emblematici tra le prime opere di privatizzazione “Where it all began? An Infrastructural History of British Telecom’s Privatisation”. Attraverso l’abbattimento della sinonimia tra avvento della privatizzazione e assenza dello Stato è possibile soffermarsi sulle conquiste raggiunte (la privatizzazione della British Telecom segnò una rivoluzione nel campo della comunicazione in Inghilterra) ed auspicare la rottura con l’antica prospettiva politica. “Policy creates Politics” ricorda il professor Ward. La discussione dei paper, oltre che per l’internazionalità degli autori, si muove in panorami esteri tanto vasti da toccare casi di studio come Algeria e Siria grazie al lavoro presentato da Massimiliano Trentin, professore associato del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna, e dal professore Francesco Saverio Leopardi dell’Università di Padova “Privatizzazioni in Medio Oriente e Nord Africa e i Paesi Europei: negoziati, collaborazione e scontro”. Analisi fondamentale per comprendere la portata globale della nuova visione neoliberista che permea strutture economiche, sociali e politiche lontane ma strettamente connesse: si assiste ad una descrizione puntuale e meticolosa delle politiche degli Stati Occidentali e degli Stati post-coloniali in una cornice lontana dall’Eurocentrismo volta ad indagare il mutamento sociale con empirica razionalità.
Ultimo dei paper oggetto del seminario è “L’Internazionale Socialista e il dibattito sulle nazionalizzazioni e privatizzazioni francesi (1978-1988)” della professoressa Giuliana Chamedes della University of Wisconsin-Madison . Appassionata ricerca sul socialismo francese di secondo Novecento, il testo ripercorre le tappe principali del riformismo nel Partito Socialista Francese, attraverso azione e parole di figure emblematiche quali Mitterland e Rochard, fino a giungere agli anni 90 e all’accettazione della privatizzazione ed al neoliberismo come risposta pragmatica al mondo che cambia: “nel loro operare anche a livello intellettuale (i socialisti francesi ndr) hanno creato le possibilità per questa nuova realtà” afferma in conclusione la Professoressa.
Al termine delle relazioni presentate nel seminario, il professor Emmanuel Mourlon-Drud ed il professor Giuliano Garavini ripercorrono i discorsi degli ospiti e riprendono le tematiche centrali circa i processi di privatizzazione sottolineando il significato del fenomeno, non indice di assenza dello Stato ma piuttosto sintomo della sofferenza che attanaglia l’economia pubblica chiamando a gran voce la necessità di un nuovo welfare state.
Il professor Garavini, tra gli organizzatori dell’evento, ci racconta chiaramente le conclusioni nell’intervista rilasciata a Radiosapienza a seguito del seminario.