Martedì 25 Ottobre, in aula B10 del Dipartimento CoRiS, è stato presentato il libro “Sessismo” di Stefania Cavagnoli e Francesca Dragotto. L’incontro è stato organizzato dalla professoressa Gaia Peruzzi nell’ambito della Cattedra di Media & Diversity ed aveva come ospite proprio una delle autrici, Francesca Dragotto.
L’incontro
Francesca Dragotto, professoressa associata di Glottologia e Linguistica presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e co-autrice del libro, ha subito introdotto i concetti generali di comunicazione e linguaggio. Concetti molto importanti e centrali all’interno del libro “Sessismo” che è andata a presentare lasciando che gli studenti facessero domande a riguardo.
Tra i quesiti posti, quello sulla differenza di genere ha scatenato uno scambio di idee molto fitto, tant’è che la presentazione del libro è diventata un’occasione per parlare di integrazione, comunicazione e questione di genere.
La professoressa Dragotto ha mostrato ai ragazzi infatti, come già in tenera età ci siano differenze di comunicazione tra neonati maschi e femmine: il colore delle camerette (blu e rosa), i giocattoli e lo stesso baby-talk, che assume aspetti diversi tra maschio e femmina risultando più melenso quando si parla a delle bambine. Tutto ciò va a creare uno stereotipo di genere che, scientificamente, il bambino acquisisce totalmente una volta superati i tre anni; differenza che prima di quest’età non esiste per il neonato: la parola “mamma” infatti, non è altro che il modo più semplice per il neonato di chiamare colei (o colui) che lo nutre e lo cresce, non sta ad indicare il genitore di sesso femminile.
In conseguenza alla spiegazione della questione di genere l’autrice del libro ha sottolineato come il linguaggio permetta di creare all’interno della società gruppi di potere. L’utilizzo di determinate parole e modelli, l’uso della lingua scritta e parlata, riflette le dinamiche di potere che compongono la nostra comunità: in una società come la nostra, l’utilizzo di un nome al maschile crea uno status quo e dona un prestigio superiore rispetto all’utilizzo dello stesso nome al femminile. La Dragotto mostra come questo utilizzo sbagliato delle parole porti a conseguenze reali e pericolose nella vita di tutti i giorni, come nel caso del gender pay gap.
L’incontro si è concluso con un invito ad uscire dalla distinzione che viene imposta, ad essere pronti e consapevoli a contrastare le obiezioni e, soprattutto, che la lingua e le parole utilizzate non sono solo forma ma vera sostanza in grado di plasmare la realtà e cambiare le cose.