Dal 1 dicembre l’insediamento della nuova Commissione Europea ha riaperto ufficialmente il cantiere dell’Unione bloccato per molto tempo sulla mancanza di accordi e fiducia tra gli Stati membri. Con il via libera dato alla neo presidente Ursula Von der Leyen e ai 27 commissari i lavori da affrontare saranno molteplici e richiederanno un giusto equilibrio tra coraggio e fermezza. Il prospetto futuro disegna un‘Europa verde, giovane e digitale. Un piano che però rischia di scontrarsi con la spaccatura sempre più profonda che colpisce gli ideali fondanti del progetto comunitario.
Di questi temi si è discusso giovedì 5 e venerdì 6 dicembre presso l’ufficio del Parlamento europeo in Italia dove si è svolta la sesta edizione del convegno “How can we govern Europe?” organizzato da Eunews, testata giornalistica che si occupa da diversi anni degli affari europei. Proprio sviluppi correnti e scenari futuri sono stati al centro del dibattito. “Riflettere sull’Europa significa rendersi conto che la società che ci circonda è condizionata dalle scelte prese dagli Stati membri. Per questo è fondamentalmente da una parte informare in maniera corretta e dall’altra tenersi aggiornati sul funzionamento della macchina europea”. Così si è espresso sul ruolo dell’informazione in apertura del convegno il direttore di Eunews Lorenzo Robustelli.
Due giorni che hanno visto alternarsi esponenti politici e rappresentanti nelle istituzioni nazionali ed europee. Dall’economia all’ecologia tanti gli ambiti toccati durante gli interventi degli ospiti. Ma il tema centrale affrontato durante il dibattito è stata l’attuale crisi di valori che attanaglia il cuore della democrazia. Senza un pieno appoggio al progetto europeo vengono meno tutte le politiche da applicare per saldare l’Unione. Il vento dell’antieuropeismo soffia forte e rischia di minare la base della costruzione comunitaria. In questo scenario sono le stesse istituzioni che hanno il compito di condurre i lavori per un’Europa solida e compatta contro la minaccia nazionalista.
Ha affrontato la questione il Vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo che ne rappresenta l’anima giovane e critica. “Io per una questione generazionale l’Europa la do per scontata. Pongo invece maggiori riflessioni su come essa deva essere amministrata. Perché non bisogna banalizzare l’ascesa dei sovranismi etichettando il fenomeno come causa dei problemi. Dal mio punto di vista è la conseguenza dovuta alla pessima gestione di alcuni nodi cruciali: la globalizzazione mal governata, le sfide della digitalizzazione che stiamo perdendo rispetto ai colossi Stati Uniti e Cina, la crescita delle disuguaglianze nel nostro continente. Non è un caso che in tutta Europa dove un tempo si votava comunista, oggi si vota sovranista. Per porre rimedio a queste evidenze io credo che bisogna interrogarsi sull’architettura attuale dell’Unione. Non tutti i Paesi hanno interessi comuni e vedono nel federalismo un modello da seguire. Allora perché non ipotizzare un sistema di Stati membri e Stati associati oppure pensare al concetto di integrazione a velocità differenziate. Ma soprattutto bisogna che il dibattito sociale sia tra i primi punti della nostra agenda. Sarò il primo ad incalzare la nuova Commissione, pur avendole dato la fiducia, affinché questo possa avvenire”.
Sul destino della ideologia europea si è soffermato anche Benedetto della Vedova, segretario di +Europa. “Io posso dire di aver fatto la mia prima campagna elettorale per le europee del 1994 sventolando un libretto che portava l’intestazione Stati Uniti d’Europa: subito. Ecco, quella aspirazione per me non è cambiata. Anche se oggi appare più lontana rispetto a quegli anni. C’è un tono troppo critico nei confronti delle istituzioni europee che vengono additate come la causa di tutti i mali nel mondo. Bisognerebbe avere un atteggiamento costruttivo altrimenti non ha senso parlare di Unione Europea. Dunque il tema vero è ideologico. Anche negli Stati Uniti, che rappresentano il modello federale da seguire, è stato eletto un presidente nazionalista come Donald Trump. Intanto nessuno mette in discussione la loro forma di governo. Qui allo stesso modo avanzano i nazionalismi ma l’Europa diventa il capro espiatorio. Purtroppo il problema è ideologico. Si tratta di credere o rinunciare al sogno europeo.”
Chi intende cogliere questa sfida per ritrovare l’unione nella diversità è il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano. “Si tratta di ritrovare lo spirito fondativo dell’Europa. Rimettere l’agenda sociale al centro del dibattito. La politica di coesione è la vera politica europea dei prossimi anni. Il traino per il futuro dell’Europa. In questo senso io da ministro per la coesione territoriale ho una grande responsabilità a livello nazionale e comunitario. E noi come Italia giochiamo un ruolo fondamentale in questa nuova sfida. Ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud significa avvicinare l’intero Paese all’Europa. Solo partendo dall’integrazione tra le diverse comunità sarà possibile salvare l’identità europea”.
Per governare l’Europa è necessario recuperare gli ideali con i quali sono stati siglati i trattati ed attuate le riforme dalla metà del secolo scorso ad oggi. La sfida della nuova Commissione guidata da Ursula Von der Leyen sarà quella di trasmettere passione e fiducia nelle istituzioni. Una crisi di valori avvertita in tutti i dossier aperti dal nuovo ciclo europeo: economico, ecologico e dell’intero ecosistema comunitario.