Secondo appuntamento con Lineup!, sezione del Romaeuropa Festival con sede al Mattatoio che vede come protagonisti le proposte più fresche e interessanti del panorama underground italiano. Assieme alla musica tornano anche le parole, nel consueto appuntamento in collaborazione con Treccani “Le Parole delle Canzoni” che il 27 settembre 2024 alle 19.00 ha visto Sano e Lucky dei Thru Collected, collettivo pop napoletano, conversare con Alessio Forgione, autore del romanzo “Napoli Mon Amour”, per discutere di storie, incontri, luoghi e soprattutto sogni.
Thru Collected, identità e collettività in un fenomeno pop postmoderno
“Sogno” è infatti la parola scelta da Forgione per introdurre l’incontro, leggendone la definizione dal dizionario, per poi andare subito ad indagare nella realtà di una delle pagine più interessanti ma anche per certi versi misteriose dell’attuale panorama pop italiano. Sano, Lucky Iapolo, Altea, Alice, Angelo Kras, Specchiopaura, i Thru Collected sono un collettivo con all’interno diverse identità e diversi modi di fare musica che si intrecciano in una scoperta reciproca sotto i tetti di Napoli. La musica come strumento per conoscersi e rivelarsi l’un l’altro, per dividere le proprie ansie e condividere il coraggio.
Un’eterogeneità che caratterizza la forza di questo progetto, capace di essere sempre diverso e sempre sé stesso. Chi ha con sé un quaderno su cui scrivere, come Sano e Altea, o chi si lascia andare istintivamente, come Fabrizio Zullo degli Specchiopaura, forse il successo della band sta anche nel riuscire a tenere assieme questa natura collettiva, multipla e frammentaria sotto un’unica identità, che in un periodo storico in cui tutto sembra fluido e tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria, diventa lo specchio di una generazione privata di certezze e ansiosa di futuro.
Dal primo album/mixtape “Discomoneta” del 2021, fatto di 20 canzoni composte a fiume in sette mesi che Sano paragona quasi ad un feed di tiktok, a “Il Grande Fulmine” del 2023, in cui i membri del gruppo hanno iniziato a dialogare e rispondersi sotto forma di canzoni, la conversazione si è soffermata oltre che sui lavori in studio alla storia e ai primi contatti con il nome Thru Collected. Sano racconta infatti che prima faceva parte di un altro collettivo, e che aveva capito subito che i Thru Collected sarebbero diventati suoi amici o suoi competitor. Dall’incontro con Riccardo Sergio inizia quasi per gioco una collaborazione che poi continua nel tempo e si intreccia nelle storie di altri giovani musicisti, tra cui Alice, già parte dei Thru Collected e che Sano e Lucky conoscevano da tempo.
Una comunione di intenti, parole e musica che nasce da un comune senso di disagio per ciò che gli sta attorno, sentimento che può essere istintivamente tradotto in musica e facilmente recepibile dal pubblico. Ma per Sano la vera difficoltà è un’altra, è trasmettere benessere, parlare di futuro, parlare di sogni e di notti cristallizzate nel tempo, un bisogno di un momento rivolto verso ciò che si ha davanti. “Voglio un figlio da te” ripete in Raw Dogging. Un attimo che diventa desiderio di uno specifico istante, in cui Sano parlando al futuro si impone di avere un futuro, un futuro che non è detto che sia realizzabile o che poi si voglia davvero realizzare, ma che conta in quel preciso momento.
Ci addormentammo
Testa e piedi
Piedi e testa
Per contemplare l’anonima sorpresa
Di non sentire i tuoi morsi sulla bocca
Anomala bellezza
Lieve gioventù
Giurami che non rimpiangerò questo momento
Anomala bellezza
Terza gioventù
Non darmi le spalle adesso
19, Thru Collected, Il Grande Fulmine (2023)
E in una storia di incontri, di conoscenze e rapporti è impossibile non parlare del centro attorno a cui ruota tutto, quella Napoli dove i Thru Collected sono nati, cresciuti e si sono intrecciati. Una Napoli che se da un lato sembra entrare sempre più nelle canzoni e nel linguaggio del gruppo, come nota Forgione, dall’altro Sano ne soffre la circolarità, il vedere sempre le stesse facce, sempre gli stessi luoghi e sempre le stesse situazioni. Un po’ come quella “Foresta” da cui sembra impossibile uscire, descritta da Raffaele La Capria in “Ferito a Morte“:
Immagina che Napoli sia la Foresta. […] Che uno di noi, in questa Foresta, completamente solo, voglia conservare la sua indipendenza, il suo carattere e insomma il suo io autentico. Voglia conservarlo svilupparlo o modificarlo senza interferenze deformatrici immune dalla sopraffazione inevitabile e corruttrice dell’ambiente, che sta lì a bocca spalancata, pronto a ingoiarlo. Ammetto anche che questo Giona sia un forte, che non sia nato e cresciuto sotto il segno dell’indulgenza, infatuato dal suo particulare, senza insomma le tare ed i vizi della nostra gente. Ammetto che niente impedisca, ma questa è una supposizione azzardata, che egli un giorno prenda coscienza di se stesso e dell’ambiente in cui vive. A questo punto io affermo che egli sarà ugualmente sopraffatto. […] Non si può resistere da soli a una Foresta. […] Perdi tutto il tempo, tutte le energie a districartene, ti esaurisci cosí. Poi non hai la forza per fare nient’altro. Va bene allora avremmo messo una bella scritta al neon, grandissima, in cima al Vesuvio, cosí che ognuno potesse leggerla: CHI RESTA SARA’ SOPRAFFATTO.
Non si può resistere da soli a una Foresta. Forse però la risposta dei Thru Collected è un’altra. È chi resta da solo che sarà sopraffatto. E creare questa musica nella condivisione del processo creativo è ciò che salva questi ragazzi e che gli permette di guardare avanti, verso un futuro dichiarato nel presente, istante di lucidità in un oscuro scrutare di una realtà senza certezze.