Mercoledì 17 Gennaio 2024 o 1924? Come rievocano le cronache, cento anni fa era “una bellissima giornata”. Raffaele Pettazzoni, storico delle religioni, aveva presentato una prolusione intitolata “Svolgimento e carattere della storia delle religioni” di fronte alle autorità accademiche e al ministro Giovanni Gentile – che aveva fortemente voluto l’istituzione del nuovo insegnamento – inaugurando così la prima cattedra di Storia delle religioni della Sapienza.
Il Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo (SARAS) della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza ha dunque deciso di festeggiarne l’anniversario, istituendo una vera e propria “tavola rotonda di colleghi, studenti, dottorandi”, nel tentativo di fornire risposte di lavoro a tali interrogativi. L’evento si è aperto con i ringraziamenti della Preside di Facoltà, la Prof. Arianna Punzi, per poi lasciare la parola a tutti i colleghi che sono intervenuti. Ad argomentare sono stati i docenti Alessandro Saggioro, Sergio Botta, Marianna Ferrara, Angela Bernardo, Marinella Ceravolo, Giorgio Ferri e il Presidente della CUSR (Consulto Universitario della Storia delle Religioni) Prof. Natale Spineto.
Il primo a discutere l’argomento è stato proprio il prof. Spineto, grande studioso dello storico, il quale, dopo una parentesi sulla Storia delle religioni, ha delineato la figura di Raffaele Pettazzoni, fornendoci le principali coordinate storiche e di vita, necessarie per poter comprendere a pieno la sua opera. Quello che si è voluto festeggiare nella giornata di ieri non è stato tanto l’anniversario del primo insegnamento, quanto la prima cattedra di Storia delle religioni in Italia, della quale Pettazzoni ne è fondatore e, pertanto, professore ordinario, strutturandone così l’insegnamento italiano.
“Attorno a Pettazzoni nasce l’istituto, con l’istituto la biblioteca, di seguito gli assistenti che rappresentano una garanzia della continuità degli interessi della materia”. (Natale Spineto).
È con Pettazzoni che si dà il via alla storia delle religioni in Italia dal punto di vista istituzionale.
Nato a Ginevra nel 1854, in Italia l’interesse nelle religioni era più che altro generale. Due furono i rari casi che se ne occuparono maggiormente: Carlo Puini, studioso del Giappone al quale, nel 1980, venne affidato un corso sulla storia generale della religione (che portò alla produzione del primo manuale intitolato “Saggi di storia della religione”) e Baldassarre Labanca, studioso del cristianesimo, inauguratore di un corso di Storia delle religioni a Roma.
Successivamente, la prima vera libera docenza fu ottenuta nel 1911 da Uberto Pestalozza, filologo e docente dell’università di Milano, il quale condivideva con Pettazzoni una forte credenza nell’autonomia del religioso e nell’importanza della religione. Ciò portò all’apertura delle libere docenze in Italia e infatti, proprio l’anno dopo, questa fu conseguita da Pettazzoni.
Tutto ciò rappresentò il punto di arrivo e di partenza di un ricco sviluppo successivo, che vede nella prolusione del 17 Gennaio 1924 la cellula germinale degli studi sulle religioni in Italia. Con questa, che altro non è che una lezione introduttiva, Pettazzoni volle sottolineare l’importanza di far divenire quegli sviluppi filologici ed antropologici, che si incrociavano con la storia, degli studi sulle religioni in tutto e per tutto.
In ultima battuta, il prof. Spineto ha messo in luce quale fosse l’elemento caratterizzante della cattedra italiana: essa rappresentò la risposta ad un’esigenza che viene, prima di tutto, da una situazione internazionale. Ad accaparrarsi la prima cattedra è proprio Gentile, promotore dello svecchiamento della cultura italiana; e quale miglior modo per attuarlo se non con la formazione di tale cattedra?
La prolusione è dunque un momento fondamentale, sia nella vita dello storico che per la nascita della disciplina in Italia e, ad approfondire l’argomento, è il prof. Saggioro.
La descrive seguace di due linee fondamentali: della storia delle religioni intesa, sia come disciplina, sia come fatto calato nella storia umana complessiva.
Nella sua vocazione analitica – scientifica, padre della storia delle religioni italiana ma anche scienziato per eccellenza, Pettazzoni ha una disposizione per il linguaggio fondativo che è, sfruttando la dimensione narrativa (qui sono da ricordare due opere, quali “Verità del mito” e “Introduzione alla religione primitiva in Sardegna”), orientato sia alla scienza sia all’elaborazione di enunciati che vengono poi consegnati al pubblico in funzione di una fondazione.
Il prof. Saggioro, quindi, conclude il suo primo intervento trattando il carattere di tale disciplina, pennellata da due parole: libertà, poiché frutto ed intenzione della libertà umana è quello tanto di ricostruire la storia quanto di fare scienza, e dignità, per la rivendicazione della natura umana.
Ma che ruolo può assolvere l’opera di Pettazzoni per noi oggi e nelle relazioni future? Ad interrogarsi su ciò e fornire delle risposte è il prof. Sergio Botta.
“Se questo è un manifesto programmatico io credo che spetti a noi, alla nostra generazione e a quelle successive, interrogarci rispetto al nostro posizionamento e alle questioni teoriche che sono nate rispetto al prolusione del 1924.” (Sergio Botta).
Ai tempi il testo era perfettamente adeguato ai suoi anni: oggi, quasi sicuramente, non lo è più. Paradossalmente invecchiato molto tardi, alla fine del ventesimo secolo, siamo in una fase fluida di tale disciplina, all’interno della quale il vecchio paradigma di ricerca è, in parte, destrutturato, in parte assiste alla nascita di uno nuovo ancora non totalmente affermato.
È un corpo di studi disciplinare moderno, che puntava all’universalità della religione.
Tutto ciò, al giorno d’oggi, è tutt’ora affermabile nei termini di Pettazzoni o dobbiamo rigettarlo? Dove si pongono gli storici della religione? Sono ancora disposti a porsi il problema in termini scientifici? Quella che possedevamo era una nozione affermata di religioni che trattava di dati accertati, ma che noi, in tempi moderni, non sembriamo più ritenere valida.
Un altro importante interrogativo che è stato posto riguardava il modo in cui veniva fatta la storia delle religioni e, a rispondere, sono state Marianna Ferrara e Angela Bernardo.
Sicuramente lo storico del 1924 era certo di cosa fosse la storia delle religioni e come si attuasse. Pettazzoni, infatti, insisteva nel trovare un’unità nella pluralità delle religioni, poiché la considerava un tipo di storia non riducibile ad altre discipline. I suoi sono anni in cui è ritenuta più come un elemento di erudizione che di interesse; così, per rafforzarlo, lo storico integra elementi che consolidano tale insegnamento.
Nel cercare unità e poter mettere a confronto le religioni senza giustapporle, dice:
“Non bisogna fare un semplice avvicinamento fra i contesti, non bisogna semplicemente giustapporre, non bisogna fare somma di due termini.” (Raffaele Pettazzoni).
Il più grande tormento come storico della religione, ai tempi, era il “fare compenetrazione”, fusione tra i due termini religione e storia. Ed è proprio la prolusione – che tenne all’inaugurazione del primo corso – a costituire una sorta di manifesto della sua metodologia: “lo studioso presenta la disciplina che pratica come una sintesi della tradizione antropologica e di quella della filologia indoeuropea, da cui scaturisce una metodologia comparativa storicamente fondata (volta a trovare le differenze tra i fatti e tra gli svolgimenti religiosi), nel rispetto dell’autonomia e delle peculiarità della religione. L’aspetto storico, che nel caso dell’antropologia è riconosciuto principalmente nell’impostazione della scuola storico-culturale, costituisce il minimo comune denominatore dei due approcci.” (fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-pettazzoni_%28Dizionario-Biografico%29/)
Questi erano alcuni dei temi trattati dai docenti e che ha visto, nella giornata di ieri, l’alternarsi di importanti interventi, con lo scopo di riflettere a fondo sugli argomenti presentati. Nonostante le condizioni meteorologiche non fossero favorevoli possiamo dire con certezza che, quella di mercoledì 17 Gennaio 2024, è stata davvero “una bellissima giornata”, conclusasi poi con i saluti e ringraziamenti del Direttore del Dipartimento SARAS Prof. Gaetano Lettieri.
L’obiettivo di questi incontri è quello di ragionare, non tanto sul passato quanto sullo stato della ricerca sulla storia delle religioni oggi, pensandola come Pettazzoni la pensava, ovvero proiettata verso il futuro e concertata nell’ottica di uno sviluppo e crescita di una disciplina e ambito di studi. Vi invitiamo quindi a prendere parte agli eventi futuri, sia nel caso l’argomento trattato desti in voi generale interesse e stupore, sia per il calibro culturale che lo caratterizza, fertile di grandi menti che discutono in maniera peculiare i temi trattati.
La giornata, infatti, inaugura una serie di seminari romani di Storia delle religioni, che si terranno una volta al mese durante tutto il 2024. L’anno si concluderà con la presentazione di un numero speciale della rivista Studi e materiali di Storia delle religioni, che nel 2025 vedrà a sua volta la celebrazione dei primi 100 anni di pubblicazione.
Di seguito le risposte del prof. Alessandro Saggioro, principale organizzatore dell’evento, a cui abbiamo posto due domande: