Il 1° aprile, presso la Sala Lauree della Facoltà di Scienze politiche in Sapienza, si è tenuto il convegno “Suicidio assistito: le conseguenze dell’inerzia del Parlamento”, moderato dal professor Fabio Giglioni. Hanno partecipato i professori Stefano Ceccanti della Sapienza Università di Roma e Daniele Donati dell’Università di Bologna, che hanno analizzato le implicazioni giuridiche e istituzionali legate al tema del suicidio assistito in Italia.
Ceccanti ha introdotto il dibattito citando le parole di Augusto Barbera, presidente della Corte Costituzionale, sottolineando come il tema del suicidio assistito rappresenti un cambiamento culturale nel rapporto medico-paziente e nella concezione della dignità personale. Prima della legge sul biotestamento del 2017, il rapporto medico-paziente era improntato a una visione paternalistica, oggi sempre più orientata verso il diritto all’autodeterminazione del paziente.
Tuttavia, si è sottolineato come il codice penale italiano mantenga una posizione al quanto rigida nei confronti del suicidio assistito, considerandolo un reato.
In materia si è pronunciata la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 242 del 2019, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’articolo 580 c.p., ritenendo che, in determinate circostanze, negare l’aiuto a una persona affetta da una malattia terminale o grave sofferenza psicofisica possa risultare inaccettabile. La Corte ha sollecitato il Parlamento ad affrontare il tema con una legislazione chiara. Tuttavia, il Parlamento non è ancora intervenuto, lasciando la questione irrisolta.
In assenza di una normativa nazionale, alcune regioni hanno adottato iniziative autonome. La Regione Toscana ha approvato la Legge 16/2025, che disciplina l’accesso al suicidio assistito in base a specifici criteri e procedure, seguendo la legislazione nazionale una volta che questa sarà approvata. La legge, approvata il 17 marzo 2025, permette ai cittadini toscani di accedere a procedure legate al suicidio assistito in base alla loro condizione, ma prevede che, in caso di emanazione di una legge nazionale, la normativa regionale non sarà più applicabile.
Il professor Donati ha analizzato il ruolo delle amministrazioni pubbliche, in particolare riguardo al sistema sanitario. Ci si è interrogati circa la nascita di obblighi in capo alle pubbliche amministrazioni a seguire delle recenti sentenze da parte della Corte. Si sottolineato poi come le strutture sanitarie, supportate da comitati etici, abbiano il compito di valutare la capacità del paziente di esprimere un consenso consapevole, fornire informazioni adeguate e registrare il suo consenso. Le amministrazioni devono inoltre garantire un trattamento dignitoso e indolore per il paziente, seguendo le linee guida stabilite dalle leggi sul biotestamento e il consenso informato (Legge n. 219/2017).
Il dibattito ha messo in evidenza le difficoltà del sistema legislativo italiano, che, senza un intervento parlamentare chiaro, lascia ai cittadini e alle regioni il compito di colmare un vuoto normativo. La Legge 16/2025 della Toscana è un esempio di come le regioni cerchino di affrontare la questione, pur nella consapevolezza che, se il Parlamento dovesse intervenire in materia, la legge regionale potrebbe non essere più applicabile.
Autore: Giulia Collepiccolo