Il volo per Budapest ritarda l’imbarco e i minuti di attesa mi consegnano alla quotidianità degli altri. Nell’ordine, osservo: file interminabili al bar, sbadigli felici, noia sparsa tra i gate e giornali sfogliati per scandire il tempo. Nella folla della gente che torna e che parte, una t-shirt verde acceso spicca tra le altre: sbuca dal suo colletto un volto riccioluto, che si accompagna a delle strane ciabatte e a una matita portata al collo, come un collier di Cartier. Ma alla griffe si sostituisce l’etichetta di “Regione Lazio”: “che tipo”, penso.
Guardo e riguardo e mi convinco: quel soggetto atipico dev’essere Gio Evan.
Per definirlo, il suo collier e le sue ciabatte non basterebbero: “scrittore e poeta, cantautore, umorista e performer. Ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Recita così la bio del suo profilo Instagram che, con un seguito di 367k follower, diffonde poesia.
Il poeta dei millenians, nelle sue parole, canta il viaggio: i versi raggiungono la carta e il web dopo aver solcato le strade di tutto il mondo.
In giro tra India, Sudamerica e Europa per otto anni in sella alla sua bici, un’evoluzione artistica e personale accarezzata da suggestioni sciamaniche, una carriera che non vuole scegliere tra musica e versi perché l’uno esalta l’altro: al libro con Rizzoli “Ormai tra noi è tutto infinito”, segue il suo doppio album di esordio edito da MArteLabel e Giallo Ocra, “Biglietto di solo ritorno”.
Il titolo è “un consiglio che suggerisco a me stesso, un invito a ritornare verso me stesso dopo essermi perso. Ero girovago nel pensiero e avevo bisogno di riprendermi”: perdersi nel mondo permette di recuperare la meraviglia ed è questa che permette di cambiare il mondo.
Il palco del Lightstage di Sziget Festival diventa un posto di meraviglia e semplicità che, tra una nota scanzonata e un balletto, ricorda che, alla fine della festa, quello che conta è “riscoprire il valore della semplicità”.
“Non lasciatevi sfuggire la meraviglia. Ubriacatevi di lei ma, quando passa, siate più sobri possibili”: i ricci ribelli di Gio Evan obbediscono solo alla meraviglia e non si lasciano recintare dalle definizioni perchè “le etichette non mi fanno impazzire e non credo nel multi perché, quando diciamo multi, intendiamo una divisione.”
Di meraviglia, multiculturalismo,viaggi e musica abbiamo parlato durante la love revolution di Sziget Festival e, con le sue parole in note, abbiamo cercato di “essere così desti da poter captare le piccole meraviglie che stanno nei piccoli dettagli del grande mondo”.
Ne ascoltate qui:
I nostri scatti:
Nicoletta Labarile