“Esperemos que la verdad sea la que no sabemos”. Cosí scriveva Antonio Machado, uno dei più grandi poeti del Novecento e fervido oppositore dei totalitarismi europei che ha profondamente sofferto la guerra civile nella sua Spagna. Le parole dell’intellettuale iberico richiamano la ricerca di una realtà diversa evocando un sentimento di illusione e sconforto. La stessa preoccupazione che attualmente vive il popolo sudamericano, immerso tra crisi economica, politica spregiudicata e rivolta delle masse.
Una concatenazione di fattori che ha illustrato il professore Fernando Adolfo Iglesias, Deputato Nazionale della Repubbica Argentina e Direttore della Cattedra “Altiero Spinelli”, nel corso della sua conferenza su “Mercosur e Unione Europea: quali prospettive dopo la recente intesa sul trattato commerciale?”. Svolto giovedì 12 dicembre presso la Facoltà di Economia dell’Università Sapienza, l’intervento di Iglesias ha contribuito ad aggiornare la situazione sull’accordo intercontinentale raggiunto lo scorso 28 giugno dopo quasi due decenni di trattative.
Il negoziato tra le due parti mira alla riduzione delle tariffe sull’ export in entrambi i mercati, tramite la liberalizzazione dei dazi. Nonostante l’avanzamento dei lavori il deputato Iglesias ha evidenziato diversi punti che potrebbero portare alla rottura del patto Ue – Mercosur. “Sono molto pessimista sul futuro di un accordo che rappresenta l’ultima possibilità per portare verso la modernità i nostri Paesi”. In prima istanza ha fatto riferimento alla situazione della sua Argentina dove si è appena insediato il neo Presidente Alberto Fernandez coadiuvato dall’ex Capo di Stato Cristina Fernández de Kirchner che ha assunto la carica di Vicepresidente. Proprio sulla sua figura sorgono i dubbi di Iglesias, oppositore di questo esecutivo. “Il problema è che Kirchner insieme al suo gruppo ha un approccio di tipo protezionista nei confronti dell’economia argentina e cercherà di porre dei paletti alle liberalizzazioni previste dall’intesa. Da questo atteggiamento potrebbe derivarne un deterioramento dei rapporti con Brasile, Uruguay, Paraguay e Venezuela. Quei Paesi che insieme al nostro costituiscono il Mercosur – Mercado Comun del Sur”.
Anche sull’altra sponda dell’Atlantico il quadro non è così chiaro. Le prossime fasi dell’accordo prevedono un passaggio al Consiglio Ue che dovrà approvarlo all’ unanimità, per poi passare al vaglio dell’ Eurocamera. Ma per completare il processo di ratifica potrebbe volerci ancora molto tempo, dal momento che andrà approvato in ultima lettura anche dal Parlamento nazionale di ciascuno stato membro. L’unione di intenti potrebbe essere bloccata da alcuni gruppi politici che faranno gli interessi delle proprie economie nazionali. In particolare su agricoltura e allevamento Paesi come Francia, Irlanda, Polonia e anche l’Italia hanno manifestato disappunto per uno squilibrio nei dazi tra import ed export e per la qualità di alcuni prodotti sudamericani che non rientrerebbero negli standard europei. Inoltre sono tante le critiche mosse dai Verdi – che saranno raccolte in un report di prossima pubblicazione – secondo cui l’accordo aggrava le conseguenze del cambiamento climatico immettendo nell’ atmosfera livelli più elevati di emissioni di anidride carbonica.
Ma le maggiori perplessità da parte degli azionisti europei riguarda lo stato attuale delle democrazie sudamericane. “Da noi – afferma Iglesias- le repubbliche non sono consolidate. Escludo un ritorno dei regimi militari in stile anni ’80 ma la recessione economica in atto nel nostro continente sta minando la solidità delle istituzioni. Il Sud America è la regione che sta crescendo meno a livello globale. Calano produttività e qualità della vita mentre aumentano malcontento sociale e rivolta popolare”. A tal proposito il deputato argentino ha mostrato un grafico sull’ algoritmo della felicità sudamericana: indice che combina il prezzo delle materie prime e il tasso d’interesse nazionale per evidenziare l’impatto dell’economia nella vita quotidiana del popolo sudamericano. “L’esaurimento della spinta generata dalle commodities nella prima decade del secolo ha inaridito le risorse traducendosi in stop alla crescita e impennate del debito pubblico salito al 78% del Pil – ha commentato il profe Iglesias.
Le recenti svolte conservatrici e populiste tra numerosi e influenti governi della regione non hanno affatto mantenuto le promesse di portare nuova crescita, stabilità e trasparenza con riforme di mercato. Anzi, oggi rischiano di aggravare impoverimento, collassi dei ceti medi, drammi di corruzione e spirali di esasperate proteste per l’assenza di qualunque riforma efficace. Tuttora oltre il 40% della popolazione vive in condizioni di povertà o estrema povertà, ai massimi da dieci anni. Secondo il politico argentino l’uscita dai populismi sudamericani, siano essi di destra o sinistra, rappresenta la soluzione alla crisi di sistema. Così come negli anni ’80 lo sviluppo è seguito all’abbandono dei regimi militari adesso si tratta di uscire dai populismi per entrare in un nuovo ciclo positivo.
Il rapporto Mercosur – Unione Europea s’inserisce proprio in questa logica di avvicinamento tra le instabili istituzioni del Nuovo Continente e le consolidate democrazie del Vecchio Continente. Una spinta liberale che deve fare i conti con numerosi avversari che rivendicano l’interesse particolare a discapito del benessere collettivo.