Lo scorso venerdì 2 febbraio si è tenuto presso la Sala delle Lauree della Facoltà di Giurisprudenza un incontro organizzato dal Dottorato di ricerca in Diritto pubblico. L’incontro fa parte di un ciclo dedicato alle Storie costituzionali comparate. Questo in particolare approfondiva il lavoro dell’ultimo libro dello studioso e professore di diritto costituzionale presso la Yale Law School, Jack M. Balkin.
L’introduzione
Si è iniziato a parlare subito del libro, con una frenetica introduzione a cura della professoressa Alessandra Di Martino.
Si mette subito sul tavolo la Teoria dei cicli. Molto brevemente, per chi non è del settore, si tratta di una teoria economica che sostiene che l’attività economica (statunitense) è influenzata da cicli di lunga durata, che si ripetono con una certa regolarità e che sono determinati da fattori storici, sociali, politici e tecnologici.
Secondo Balkin, i cicli economici sono composti da quattro fasi: espansione, crisi, depressione e ripresa. Ogni fase ha delle caratteristiche specifiche, che influenzano il comportamento dei consumatori, degli imprenditori, dei governi e dei mercati finanziari. Balkin ha identificato cinque cicli principali nella storia economica mondiale, che vanno dal 1789 al 2020, e ha previsto che il sesto ciclo inizierà nel 2021 e durerà fino al 2052.
L’incontro
Nei vari interventi che si sono susseguiti, si è partiti da un approfondimento del dottor Nicola Cezzi su alcune cose già introdotte dalla Prof.ssa Di Martino. Tra questi c’è il contesto di pubblicazione del libro, il 2020 tra la campagna di Trump e l’imminente pandemia, e poi la visione di Trump come ultimo baluardo dell’epoca Reaganiana.
Si è continuato con il professor Francesco Saitto, che porta alla luce argomenti come l’assenza di un’idea di costituzione vincolante negli States e suggerisce su quest’ultima tre idee dagli scritti di Balkin su: forme di governo, deposito di valori e interpretazione a livello societario.
Si è concluso il primo giro di tesi con l’intervento del professor Angelo Schillaci, che subito ammettendo di non poter aggiungere molto di più a quanto detto dai suoi colleghi prima di lui, si lancia in una affermazione che non passa in sordina. Il professore, con le giuste precauzioni sia chiaro, afferma che dietro i parallelismi storici dello studioso americano ci sia una certa “ingenuità”. Secondo il Prof. Schillaci questi paragoni andrebbero più contestualizzati. Oltre questo il docente pone anche l’accento, parlando di Balkin, sulla considerazione della costituzione come device per una politica possibile.
Il secondo giro è stato breve e sostanzialmente ci si trovava tutti molto d’accordo sulle tesi proposte.
Personalmente anche a me, che non sono abbiente nell’area del diritto, tantomeno quello americano, ho trovato molto stimolante la conversazione. Vista l’influenza tra il nostro paese e gli USA, incontri del genere servono a comprendere meglio chi abbiamo accanto.
A questo articolo segue in allegato una breve intervista al Professore Angelo Schillaci, a cui mi sono sentito di dover fare le seguenti due domande:
- È utile per un lettore che parte da zero leggere questo libro per farsi un’idea della situazione politica americana? Sennò cosa consiglierebbe?
- Sono presenti temi e problemi trattati da Balkin che, sebbene la sua sia una analisi sul sistema statunitense, in un futuro ci riguarderanno anche a noi in Italia?