Nei giorni 2 e 3 dicembre si è tenuto presso la Facoltà di Giurisprudenza, nell’Aula Calasso, il convegno dal titolo “The internacional Destruction of the Culturalm Heritage of Mankind: What are the Remedies under International Law?”. Durante l’importante evento diversi esperti si sono interrogati su problematiche che gravano ormai da tempo riguardo la distruzione di beni culturali su scala mondiale. Ad esempio le associazioni terroristiche come l’ISIS sono riuscite a eliminare, con i frequenti attentati, opere che non erano rilevanti solo per l’archeologia, ma rappresentavano la storia di molti paesi che adesso ne conservano, con rammarico, solo un lontano ricordo.
Importante la presenza del preside della Facoltà di Giurisprudenza Oliviero Diliberto, che ha introdotto l’argomento parlando inizialmente dei traffici internazionali, dei scambi clandestini e dei furti. Si è poi soffermato sul caso di Ginevra, dove un centro clandestino italiano di opere archeologiche è stato scoperto e, grazie ai carabinieri, sono state recuperate molte opere spettacolari. Ha poi parlato dei rapporti tra gli stati e le loro responsabilità riguardo questo tema ormai abbandonato: “La storia non si può cancellare”.
Successivamente sono intervenute la professoressa Luisa Avitabile e la professoressa Alberta Fabbricotti, organizzatrice del convegno. Quest’ultima ha spiegato in quale modo possono essere tutelate le opere prestigiose, e come la legge può intervenire a sostegno di tale impresa e come l’UNESCO negli anni si è sempre preoccupata come associazione di tutelare queste opere con delle sedute svoltesi nei vari anni; una nel 1954, una del 1966 e una nel vicino 2003. Questa conferenza ha cercato di creare un approccio rinnovato all’argomento e a cercare di sensibilizzare la comunità al riguardo di questo scempio che dura ormai da troppi anni. Ma soprattutto si è trattato di un invito rivolto alle potenze di intervenire con leggi a tutela di questa causa.