Liliana Cori torna nelle aule della Sapienza per condividere la sua esperienza come vicepresidente del Greenpeace insieme a Elena Gagliasso (ex docente della Sapienza) nell’ambito del ciclo di incontri “le diverse biodiversità”.
Il seminario dal titolo “L’ecologia e la biodiversità” organizzato dal Seminario permanente 3E “Evoluzione, Etica e Ecologia” del Dottorato in Filosofia della Sapienza, si è svolto il 17 aprile nelle aule di Villa Mirafiori.
Inizia il dialogo Liliana Cori, tecnologa Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), esperta di comunicazione ambientale, politiche ambientali e relazioni nord-sud oltre che vicepresidente del Greenpeace.
Ripercorre la storia di quest’ultimo, ricordando il cinquantesimo anniversario avvenuto nel 2020. Infatti é proprio nel 1970 che inizia la storia di quest’associazione ambientalista, a Vancouver dove si combatte contro gli esperimenti nucleari: si inizia a comprendere che questo tipo di sperimentazioni causa gravi danni all’ambiente.
Negli anni ’70 si parlava molto di test fatti nel fondo del mare (venivano lanciate bombe nel fondale) e, in particolare, nell’isola di Amchitka una zona molto sismica, a seguito degli esperimenti ci fu un incremento dei terremoti. Dal momento in cui inizia a causare danni all’uomo nasce l’interesse verso la tutela dell’ecosistema. Nel giugno del 1972 si tenne la prima conferenza delle Nazioni Unite a Stoccolma riguardo il tema, data che per l’ambientalismo e le difese della biodiversità è importante. Nel 1975 viene costituito il primo ufficio del Greenpeace proprio a Vancouver. Assistiamo perciò ad un graduale- e crescente- impegno nella difesa del nostro pianeta.
Il racconto della Dottoressa Cori continua parlando degli esperimenti nucleari nelle Isole Marshall: dal 48 al 58 gli USA hanno condotto 66 test di armi nucleari inquinando in maniera irreparabile questo le acque di questo territorio. Il Greenpeace affronta per primo il problema dell’uso del nucleare in mare e delle conseguenze che ha nell’ecosistema nel suo complesso, ma comincerà anche ad occuparsi di altri problemi come la caccia delle balene, lavoro sistematico che inizierà nel 1975 e proseguirà fino ad arrivare a oggi. Si parlerà anche della battaglia per la difesa delle foche che vengono uccise a bastonate per le pellicce (piccole foche bianche in particolare), dei canguri uccisi in Australia per utilizzare la loro carne considerata pregiata, ma il minimo comun denominatore resta sempre uno: il Greenpeace si oppone fisicamente, mettendosi in prima linea, correndo lo stesso rischio che corrono gli animali che tentano di difendere. Greenpeace Italia è nato nel 1987 e la nostra prima relatrice afferma di aver cominciato l’anno successivo, nell’88.
I valori che ci tiene a sottolineare, e che si collegano al tema di questi incontri a Villa Mirafiori, sono l’azione diretta e i rischi personali, l’uso di immagini come testimonianza che bucano gli schermi e permettono una visibilità straordinaria, la testimonianza diretta in tutto il mondo e il legame con le culture indigene (le pretese di difesa dell’ambiente si sono scontate spesso con queste popolazioni.
Conclude poi il suo intervento richiamando le varie attività a cui il Greenpeace si dedica riguardo la difesa della biodiversità: lo stop alla caccia alle balene, canguri e foche, lo stop dell’allevamento intensivo, il controllo dei rifiuti in mare e la gestione dei rifiuti.
Cede poi la parola alla seconda relatrice, la Dottoressa Elena Gagliasso, esperta internazionalmente nota in metodologia e storia della biologia moderna, eco-evoluzionismo, in scienze e politiche dell’ambiente, nelle relazioni scienza-società (dai temi della non-neutralità della scienza alla Citizen Science nella scienza post-normale), ha prodotto ricerche originali sul legame tra filosofia, storia e ideologie delle metafore scientifiche, sul tema del genere nella scienza, sul rapporto tra leggi e processi e contingenza nelle teorie bio-evolutive, e su quelli tra riduzionismo, olismo e metodologie narrative, integrando biologia evoluzionista e stile di pensiero ecologico ed ex docente della Sapienza.
Inizia il suo intervento sottolineando che di unicità e di diversità di ogni specie si parlava ancora prima di Darwin, esse avevano un enorme valore per misurare e collezionare in categorie. Con le grandi esplorazioni però accade che colpisce un folgorante attivatore di meraviglia di ciò che si osserva di non noto ma simile: in luoghi così lontani trovano umani pesci insetti fiori, diversi da quelli noti. Questo tipo di diversità diventa con Darwin il motore dell’evoluzione. Ripercorre anche la storia della coniazione del termine “ecologia”, letteralmente “scienze della casa\dell’ambiente”, coniato da Haeckel. Fino ad arrivare al 1985, anno in cui la diversità biologica è a rischio, per la prima volta si parla di rischio di estinzione di esseri viventi per azione umana.
Una serie di domande- tra cui una breve intervista per i microfoni di Radiosapienza- portano alla conclusione dell’evento con un’importante ultima riflessione: al giorno d’oggi abbiamo l’impressione di conoscere già tutto e quindi ci meravigliamo solo delle cose nuove (il mondo della robotica e dell’intelligenza artificiale per esempio) ma la meraviglia dell’emozione del contatto con la natura va protetta nel tempo.