Chiunque fosse rimasto incantato dal primo atto di Trainspotting, film cult del 1996 diretto da Danny Boyle, non stava nella pelle per l’uscita del sequel, prevista in Italia per il 23 Febbraio scorso.
Se si fosse rivolto lo sguardo alla critica estera per avere delle anticipazioni ci si sarebbe tranquillamente accorti della carica divisiva del film: per The Guardian “ha una tenuta incredibilmente buona” e vale le 5 stelle del quotidiano di Manchester. Sulla stessa linea il Daily Mirror ritiene sia “una dose di puro cinema”. Non è d’accordo l’Hollywood Reporter che ritiene sia “ridondante in maniera deludente”. The Autralian ritiene che sia “tristemente inadeguato rispetto al primo”. Il resto del contesto della stampa europea è contraddittorio: ad esempio El Pais si mantiene cauto affermando che è “decente ma superfluo” mentre Le Figaro tesse le lodi un Boyle “furbo e talentuoso”.
Poi, le reazioni della stampa italiana. Tendenzialmente severa, ma persistono i pareri contraddittori: per Repubblica è un prodotto “debole e sbiadito”. Secondo Coming Soon “Danny Boyle lega il sequel indissolubilmente al capostipite” ed è “l’unico appiglio possibile per giustificare la storia”. Per MyMovies è “un episodio di scialba e radicale normalizzazione”. La risposta di BadTaste.it è invece entusiasta, 4 stelle dal blog di cinema.
Eppure uscendo dalla sala ci si sente bene. Il quartetto di Edimburgo si ritrova vent’anni dopo, ognuno con i propri trascorsi e la propria storia. Certi legami, però, non posso essere scalfiti neanche dal tempo: è questa la grande lezione di Trainspotting 2.
Complici le aspettative al minimo – critica non convinta e disincanto generalizzato nei confronti dei sequel -, non si può che avere la sensazione di aver visto un film ben diretto, che tiene incollati alla poltrona per 2 ore: ritmo incalzante, divertente e nostalgico. In sintesi, ci si ritrova davanti ad una libera rielaborazione del sequel letterario di Welsh – “Porno” -, col beneplacito dell’autore che compare in un cameo. Il tutto condito da citazioni e continui rimandi al film cult del ’96. Si dice che solo i grandi registi riescano a creare divisioni sui propri prodotti. Trainspotting 2 rischiava di essere un grande flop e invece si rivela un film intelligente, senza le pretese di eguagliare il primo, anzi citandolo e tributandolo appena ne ha l’occasione. Senza considerare il piacere di ritrovare il cast al completo.
Simone Di Gregorio