Il 23 gennaio presso la Fondazione Camillo Caetani in via delle Botteghe Oscure si è tenuta la presentazione del volume “Trovare nuove terre o affogare”. Europeismi, letterature straniere e potere nelle riviste italiane tra le due guerre, scritto da Daniel Raffini e pubblicato da Sapienza Università Editrice. A coordinare l’evento è stato il professor Massimiliano Tortora. Durante l’incontro ha preso la parola la professoressa Francesca Bernardini Napoletano (Sapienza Università di Roma) che ha ripercorso le varie tappe della storia delle riviste italiane durante il ventennio fascista. Ha illustrato come il regime abbia limitato estremamente gli intellettuali del tempo, i quali non erano liberi di esprimersi nemmeno a livello estetico. La letteratura fascista tendeva infatti a sopprimere il modernismo e le avanguardie, cercando di ripristinare uno stile più classico e tradizionale. Tra le riviste che più volevano reprimere gli sperimentalismi (tra cui figurava anche quello vociano molto noto) spicca La Ronda, che aveva come obiettivo quello di riportare “una serietà” alla letteratura. Sempre ripercorrendo la storia dell’editoria letteraria italiana ha commentato il volume di Raffini soffermandosi sul modo in cui quest’ultimo sia riuscito a mettere in evidenza quanto l’influenza dell’Europa e dell’Europeismo siano state fondamentali per il periodo posto tra i due conflitti mondiali.
Successivamente ha preso la parola il professor Fabio Pierangeli (Università degli studi di Roma Tor Vergata) che ha proseguito il discorso evidenziando come le letterature straniere abbiano condizionato la vita politica italiana anche nei momenti in cui queste non trattavano argomenti di tipo politico. Si è soffermato sul rapporto tra poesia pura e vita politica, leggendo una testimonianza di Cesare Pavese. Semplicemente l’idea di aprirsi alle culture estere andava contro il forte nazionalismo imposto dal regime ed era visto come chiaro segno di antifascismo. È infine intervenuto Daniel Raffini, autore del libro, il quale ha illustrato tutto il lavoro che ha portato alla realizzazione del volume. Ha poi affermato che i veri frutti della letteratura posta tra le due guerre si siano in realtà visti in seguito al secondo conflitto mondiale, quando, liberi dal regime, gli autori italiani finalmente hanno iniziato ad esprimersi come avrebbero sempre voluto fare. Ha poi fatto un discorso su come le ultime riviste presenti nel libro si siano poste come obiettivo quello di salvare la letteratura che per loro “stava morendo”, per questo motivo sono state considerate antifasciste pur non avendo preso nessuna posizione politica effettiva.