Mercoledì 17 aprile il dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo ha avuto l’onore di ospitare il prof. Attilio Bartoli Langeli che ha tenuto una lezione incentrata sulla figura di Margherita Datini.
L’incontro costituisce il quarto appuntamento del ciclo di lezioni-conferenze del corso di “Scrittura alfabetismo e società” della laurea magistrale LM-19 in “Editoria e Scrittura” organizzato e presentato dalla docente Antonella Ghignoli e si è svolto presso l’aula Ernesto Bonaiuti della facoltà di lettere e filosofia.
Il percorso tematico “Una penna tutta per sé – Esser donna e voler scrivere (dall’antichità alla modernità)” si propone di esplorare il rapporto tra la scrittura e l’universo femminile, seguendo il processo di alfabetizzazione ed emancipazione delle donne attraverso la presentazione di diversi reperti-testimonianze.
Attilio Bartoli Langeli uno dei più importanti studiosi di discipline paleografiche nel panorama italiano e professore ordinario All’Università degli studi di Padova. Ha insegnato anche negli atenei di Venezia Ca’ Foscari e Perugia ed è stato autore insieme ad Armando Petrucci del seminario “Alfabetismo e cultura scritta nella storia della società italiana” tenutosi a Perugia nel 1977.
MARGHERITA DATINI
Margherita Datini nasce a Firenze nel 1360, figlia di Domenico Bandini. Acquisisce il cognome Datini in seguito al matrimonio con il noto mercante pratese Francesco Datini a cui fu data in sposa all’età di sedici anni.
Tra il 1384 e il 1410 Margherita fu autrice di 251 lettere indirizzate al marito. Complice di questo fitto scambio epistolare la lontananza tra i due coniugi, dovuta agli impegni per affari di Francesco Datini. Le lettere sono attualmente conservate in forma digitalizzata nell’archivio di Prato, ma solo 22 di esse risultano autografe. In un primo momento infatti Margherita, pur avendo imparato a leggere e scrivere da piccola grazie alla madre, si servì di scrivani a cui dettare le lettere. Questo fu dovuto al fatto che aveva imparato a leggere la scrittura gotica, ma non era altrettanto pratica nella scrittura volgare e mercantesca usata dal marito.
La sua prima lettera autografa risale al 1388 e mostra una grafia incerta e irregolare, segno della difficoltà nello scrivere di proprio pugno. Successivamente iniziò a cimentarsi nella scrittura mercantesca e ad utilizzarla con frequenza. In tal modo, alla soglia dei quarant’anni, Margherita riuscì a raggiungere una discreta competenza nella scrittura che appare decisamente più leggibile e regolare. Nonostante ciò continuò a servirsi degli scrivani, rendendo impegnativa l’identificazione delle lettere autografe.
L’EVENTO
Nel corso della lezione il professor Langeli ha mostrato alle studentesse e agli studenti presenti in aula alcune delle lettere in forma digitale, esponendo le tecniche paleografiche che sono state impiegate per verificare l’autenticità delle lettere ed identificare gli scritti autografi. L’analisi, ha spiegato Langeli, si è soffermata principalmente su due aspetti: l’abitudine nel firmarsi Margerita e la congruenza della mano nella grafia delle lettere, sebbene questa abbia subito alcune modifiche nel corso del tempo parallelamente al perfezionamento della scrittura della donna.
Nell’analisi dell’evoluzione della scrittura di Margherita, il professore cita il contributo di alcuni studiosi e ricercatori tra cui Jérome Hayez, specializzato nella storia dei mercanti italiani nel tardo Medioevo e Rinascimento. La tesi di Hayez è che dopo aver appreso la scrittura da bambina, Margherita abbia abbandonato per diversi anni l’uso della stessa, come dimostrato dall’aspetto caotico delle prime lettere. Successivamente avrebbe poi recuperato l’abilità di scrivere migliorandosi gradualmente, fino a raggiungere un livello inusuale per le donne di quell’epoca che come lei abbandonavano la scrittura molto presto o non la conoscevano affatto. Ad incoraggiarla e a sottolineare questo suo traguardo fu ser Lapo Mazzei, amico e consigliere di Francesco che in una lettera lodò i suoi progressi.
ESSERE DONNA E VOLER SCRIVERE
La figura di Margherita Datini si inserisce a pieno diritto in questo percorso dedicato alle donne e alla scrittura. La sua, come quella di molte altre donne nella storia, è la testimonianza di un’educazione negata, di un apprendimento grafico basato più sulla volontà personale e sulla forza che hanno queste donne che sull’insegnamento scolastico. Si tratta di “relitti di una educazione incompiuta quando non addirittura prove di uno sforzo autodidattico scaturito da esigenze intime e profonde e forse di una volontà di abbattere le barriere culturali che facevano della scrittura una prerogativa maschile”.
Come sottolineato da Langeli nel corso di una nostra intervista: “La caratteristica di Margherita è la voglia di scrivere, la forte volontà di scrivere in un mondo che non lo prevedeva come cosa ordinaria per le donne”. Sono tracce, che seppur rozze e sgrammaticate, sono presenti e aspettano chi ne racconti la storia. La storia di una donna che è comune a quella di tante altre donne che scrivono perché nonostante tutto sono libere di violare quel divieto e hanno la voglia e il coraggio di farlo.
Di seguito è possibile ascoltare l’intervista completa di Attilio Bartoli Langeli ai microfoni di RadioSapienza: