Giovedì 16 dicembre, nel palazzo del Rettorato alla Sapienza, ha avuto luogo “Strategie e Azioni per un’Università Inclusiva”, un convegno per discutere del ruolo delle università italiane nel garantire un’educazione equa e inclusiva per studenti migranti e rifugiati. Il convegno ha visto la partecipazione di UNHCR (Organizzazione Internazionale per la Migrazione e della Rete delle Università).
Successivamente all’apertura e alla presentazione del convegno e all’esposizione dell’importanza di questi temi all’interno delle università, sono stati enunciati i risultati susseguiti in questi anni dal progetto finanziato dal programma Erasmus+ in collaborazione con altre università europee.
Durante la sessione pomeridiana dell’evento, il focus si è spostato sul Manifesto per l’Università Inclusiva, raccontando il lavoro che è stato svolto nei due anni di operazione, organizzato in cinque gruppi tematici sul diritto allo studio, e analizzandone i risultati.
Dapprima è intervenuto il Prof. Emanuele Castelli dell’Università di Parma, che ha spiegato i motivi per cui l’Ateneo Emiliano ha inserito il tema dell’incisività dei rifugiati nell’università all’interno del piano strategico. Il lavoro riguardante questo progetto è iniziato nel 2016 con un gruppo di lavoro per iniziative per l’integrazione dei rifugiati, composto da 40 persone, che rappresenta una configurazione intermedia con diverse finalità. Tra queste ricordiamo il coordinamento tra persone che operano in ambiti diversi e la possibilità di diversificazione dei contatti per costituire un sistema di accoglienza. In seguito alla formazione di questo gruppo quindi, l’inclusività dei rifugiati è andata a rappresentare uno dei quattro punti del piano strategico dell’Università di Parma, con l’obiettivo di segnalare, all’esterno e all’interno, l’impegno su questo fronte.
Il secondo intervento pomeridiano è stato a cura della Prof.ssa Ivana Acocella, dell’Università di Firenze. Questo Ateneo ha aderito al Manifesto nel 2019 e a seguito di un’analisi del percorso universitario dei primi studenti rifugiati, ha deciso di introdurre un Protocollo d’Intesa, inizialmente con il Comune di Pontassieve, al fine di organizzare un tutoraggio pre-accademico all’interno dei centri per rifugiati. Il tutoraggio si divide in una prima fase più generale, seguita da una seconda fase più specifica, dedicata a chi è intenzionato ad intraprendere un percorso accademico; è inoltre svolto da studenti e neolaureati, i quali vengono formati con nuovi strumenti che rimarranno poi nell’eredità dell’Ateneo.
Il pomeriggio è poi proseguito con la relazione di Donata Borgonovo Re, docente dell’Università di Trento. La Professoressa ha parlato del Protocollo d’Intesa stipulato con la Provincia Autonoma di Trento, che ha permesso all’Ateneo di ospitare ben 22 studenti rifugiati nel corso degli ultimi anni. Non è mancata poi l’occasione di parlare del Progetto FUTURA, un’iniziativa nata in seguito al Protocollo d’Intesa, che si propone di includere gli studenti rifugiati e quelli richiedenti asilo, presenti su tutto il territorio italiano, all’interno dell’Università.
E’ stata poi la volta del Dott. Michele Gradoli, che ha raccontato ai presenti l’impegno dell’Università LUISS Guido Carli su questi temi. Nel piccolo Ateneo è stato elaborato il Progetto Mediterraneo, che dal 2017 ha permesso a studenti rifugiati di intraprendere un percorso accademico sia nella sede romana, sia in Giordania, grazie alla collaborazione con l’Ateneo di Petra. Il progetto prevede due tipologie di inclusione: la prima, quella rapida, accoglie gli studenti nelle due settimane che precedono l’inizio del loro percorso universitario e si concentra su attività semplici con messaggi chiari; la seconda, detta inclusione itinerante, si dispiega durante tutto l’anno accademico e insegna agli studenti rifugiati – sempre considerati alla pari degli altri studenti internazionali – come vivere in Italia. A completare il progetto ci sono anche l’orientamento professionale, i vari tutorati (di ateneo, didattico e in collaborazione con la Caritas) ed il programma Buddy, il quale consiste in un tutorato alla pari che risulta essere il driver dell’inclusione nella comunità.
Patrizia Mondin ha poi introdotto l’ente regionale per il diritto allo studio dell’Emilia Romagna – l’Er.Go Emilia Romagna – che ha il compito di costruire dei modelli di accoglienza e accompagnamento per i rifugiati, attraverso un protocollo unico, focalizzandosi soprattutto sull’orientamento post-accademico. L’Ente infatti, permette a questi studenti di svolgere tirocini post-laurea della durata massima di 6 mesi, preceduto da un momento di orientamento molto personalizzato a seconda del target di riferimento.
In chiusura Yagoub Kibeida del Mosaico Azioni per i Rifugiati di Torino ha spiegato l’impegno del progetto nel sostegno agli studenti rifugiati, che fornisce loro un orientamento, sostegno per l’iscrizione, reperimento di materiale scolastico e sostegno economico e psicologico. Tutte queste attività vengono inoltre, suggerite dagli studenti stessi, per questo si viene a sviluppare un sostegno quasi familiare. Le iniziative del Mosaico, creato dai rifugiati per i rifugiati, sono state possibili grazie all’8 per mille della Chiesa Valdese e hanno portato, e continuano a portare, risultati del tutto positivi.
La giornata si è conclusa con un dibattito aperto tra gli ospiti e il pubblico, che ha portato interessanti spunti sul tema.
Ilaria Del Vescovo e Angela Piacentini