Mercoledì quattro ottobre è iniziata la rassegna Digitalive all’interno della ben più ampia kermesse del Roma Europa Festival 2023. Una quattro giorni che pone al centro il rapporto che intercorre tra l’arte e le nuove tecnologie, tra intelligenza artificiale e realtà virtuale. L’apertura delle danze è stata affidata a Valentina Magaletti che ha presentato dal vivo, nella splendida cornice dell’Alcazar di Trastevere, il suo ultimo album da solista intitolato A Queer Anthology of Drums. La musicista non ha certamente bisogno di presentazioni: batterista italiana di stanza a Londra, è la sezione ritmica della celebre band psych rock dei Vanishing Twin, nonché per The Oscillation, Tomaga e per i Moin. Inoltre, in passato ha collaborato con numi tutelari dell’elettronica internazionale quali Nicolas Jaar e Floating Points.
La performer, rigorosamente in solitaria, guida l’ascoltatore in un viaggio tanto ipnotico quanto cupo come un decadente paesaggio postindustriale. A disposizione della sua palette sonora vi è un set-up decisamente minimalista che contempla un vibrafono, una batteria ridotta all’osso composta da una grancassa, alcuni bonghi, un hi-hat, un timpano ed un rullante e, infine, un campionatore Roland. È grazie a quest’ultimo che la musicista rievoca le atmosfere del suo album in studio, riproducendo a suo piacimento sample atmosferici sui quali innesta i suoi interventi percussivi. Il suo stile scardina le rigide convenzioni di genere, per sposare un approccio fluido che deve tanto all’impostazione (dark) jazz quanto a quella tipicamente elettronica. Il risultato è un mantra tribale che strega i presenti con le sue ripetizioni, fluendo liberamente e utilizzando i brani dell’LP solamente come canovaccio di partenza sul quale improvvisare.
Ecco che, quando sale sul palco, si lascia andare a una divagazione percussiva sul vibrafono, poi impugna le bacchette e si lancia in ritmiche spezzate, notturne e meditative. La matrice jazz sfiora le soglie del breakbeat, adagiandosi, però, anche su soffici e delicati beat suonati con un paio di spazzole. In uno dei passaggi più sperimentali la batterista batte con una bacchetta su un’asta alla quale è attaccato un microfono piezoelettrico collegato ad un delay Space Echo, generando così un suono psichedelico che continua a propagarsi grazie al pedale. Stregando i presenti che vengono catturati dalla naturalezza e dalla passione con la quale la musicista si destreggia tra i vari strumenti.
I quaranta minuti dell’enigmatico concerto di Valentina Magaletti colpiscono per la loro potenza espressiva e per la capacità di innovare la grammatica della batteria, sfruttandone al massimo le possibilità timbriche. Dando vita, così, ad un linguaggio estremamente personale che erge lo sperimentalismo a vera e propria forza creativa. Lasciando libera di vagare la mente degli ascoltatori, senza suggerire alcuna chiara interpretazione e accompagnandoli per mano in un vero e proprio viaggio sonoro.