Lunedì 18 novembre, presso l’Aula XIII dell’edificio di Scienze politiche, si è tenuta la prima di un ricco ciclo di lezioni, volto a stimolare riflessioni e dibattiti sull’esperienza ventennale dell’introduzione e del funzionamento delle economie e società europee a seguito della diffusione della moneta unica.
Il seminario di apertura a questa settimana di eventi è stato tenuto dal professor Giorgio Rodano, il quale ha guidato gli studenti in un viaggio nel tempo, ripercorrendo le tappe che hanno caratterizzato questi vent’anni di euro, dai dubbi e le perplessità alle dinamiche dell’integrazione finanziaria, fino ad arrivare ai cambiamenti odierni.
Il viaggio è iniziato con alcuni importanti cenni storici, rivolti, in un primo momento, al giudizio prevalente sull’euro, soggetto di diverse variazioni riassumibili in quattro fasi: l’entusiasmo iniziale, quando si era disposti ad effettuare importanti sacrifici per entrare nell’Eurozona; l’incertezza; la ripulsa, nata nel 2008 con la grande recessione; l’accettazione, punto focale della visione odierna.
L’unione monetaria costruita su consenso, vedeva, in fase di introduzione, un numero importante di benefici: le riduzioni dei costi di transazione, dell’incertezza degli scambi, dei tassi d’interesse e del vincolo estero sono solo alcuni dei lati positivi che crearono il fervore iniziale, punti, questi, che vedevano però il confronto con i costi necessari all’adesione, caratterizzati dalla perdita di alcuni strumenti della politica economica (controllo della moneta, tasso di cambio). Questa attenzione alla prevalenza dei benefici sui costi si traduceva così nella teoria dell’ “Area Valutaria Ottimale” del premio nobel Robert Mundell (1961). La teoria economica richiedeva, per la sua creazione, il soddisfacimento di alcuni requisiti, fatto che portò alla nascita del Trattato di Maastricht, ancora oggi in vigore.
Il seminario è proseguito con la trattazione del tema sotto un punto di vista più strettamente economico. Sono stati messi in luce i vertici
del funzionamento dell’economia all’interno dell’Eurozona e le dinamiche politiche di breve e di lungo periodo, analizzati i lati positivi e negativi dell’integrazione finanziaria, giungendo cronologicamente alla fase di ripulsa, legata alla crisi finanziaria mondiale, periodo in cui esplosero le contraddizioni rimaste sotto traccia fino a quel momento: si iniziava a scommettere sulla fine dell’euro.
Il salvataggio fu realizzato dall’economista Draghi, che guidò la BCE lungo strade innovative e al quale dobbiamo i principali motivi del cambio di clima. Il passaggio dalla ripulsa all’accettazione sottolinea i risultati di un’attenta analisi che trova la sua conclusione nella convenienza a rimanere nell’euro, poiché un’ipotetica uscita prevedrebbe oggi un percorso irto di difficoltà, oltre che di gravosi costi. Bisogna inoltre tenere conto della non-staticità dell’Eurozona, e del fatto che la sua struttura e le sue istituzioni sono in continua evoluzione verso un’area valutaria ottimale, dati che hanno accompagnato una positiva conclusione dell’incontro, con la consapevolezza che “il più resta da fare”.